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“Nel corso degli anni Novanta del Novecento gli omicidi in Italia erano circa 1900 ogni anno, commessi soprattutto da esponenti della criminalità organizzata”, negli ultimi 5 anni si sono ridotti a circa 300 l’anno: “Si tratta di un dato cruciale perché colloca l’Italia tra i paesi più sicuri nel mondo”.
A snocciolare questi numeri che smentiscono la sensazione di insicurezza che molti italiani provano è il primo presidente della Cassazione Pietro Curzio. “Un’ombra inquietante rimane per il fatto che circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell’ambito dei rapporti familiari ed affettivi”, aggiunte Curzio.
E questo vale soprattutto per le donne.
Nel 2022 ne sono state uccise 124 su un totale di 314 omicidi, in 102 l’omicidio si è consumato in ambito familiare affettivo (82%), in particolare 60 donne sono state uccise dal partner o ex partner (48%), secondo i dati del Dipartimento di pubblica sicurezza. Nello stesso anno gli uomini uccisi sono stati 190, di questi 37 in ambito affettivo (19%) e più nel dettaglio 6 per mano della partner o ex partner (3%).
Le percentuali descrivono in maniera chiara la differenza di genere, una ragione per la quale è stato introdotto il termine femminicidio che la Treccani definisce come “uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale”. Il termine non ha i confini netti di una definizione giuridica ma aiuta a inquadrare meglio un delitto complesso, quello di una donna uccisa in quanto donna.
Per analizzare e mettere sotto i riflettori questo fenomeno l’ANSA ha deciso di creare un osservatorio sui femmnicidi, raccogliendo i dati sugli omicidi di donne dalle forze dell’ordine e dai proprio giornalisti sul territorio. Ogni mese sarà pubblicato un approfondimento aggiornando questo magazine e mettendo a disposizione i dati raccolti per ulteriori analisi (per averli scrivere a carmela.giudice@ansa.it).
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