BLINDATO all’uscita dell’aereo a Fiumicino che lo riportava dai Caraibi fino a piazza Don Bosco e ritorno a casa, con scorta 24 ore su 24. Quello che doveva essere l’«Antimafia day», la risposta dem al funerale dei Casamonica, finisce per diventare una delle più pesanti contestazioni al sindaco Ignazio Marino. Né, a raddrizzare una manifestazione diventata occasione di rissa, bastano i suoi tweet: «La presenza delle persone in questa piazza dimostra che Roma è una città antifascista, antinazista e antimafia: abbiamo cacciato i fascisti e i nazisti, ora cacceremo anche la mafia». La manifestazione era stata convocata e invocata dal commissario del Pd romano Matteo Orfini subito dopo il funerale. Molte le adesioni: dal ministro Orlando alla presidente dell’Antimafia Bindi, da Fassino al governatore Nicola Zingaretti: tutti in piazza. I vertici di Questura e Carabinieri, però, erano consapevoli che il sit-in poteva trasformarsi in una occasione di protesta contro il sindaco, oltre che contro il Pd. E così è stato. La piazza e le strade circostanti erano presidiate fin dalla mattina. La tensione fin dall’inizio era altissima, anche prima che arrivasse il sindaco. In piazza spunta in formato murales la celebre foto della cena al centro Baobab con Buzzi, Casamonica, Marroni e il ministro Poletti. Gli anti-Marino e i comitati per la casa iniziano a urlare: «Vergogna, vergogna. Ve ne dovete andare. Marino torna ai Caraibi». Volano urla: «Fascisti» e «mafiosi». Tra gli antagonisti e i militanti del Pd sono scintille e interviene la polizia.
A FARE da detonatore alla protesta l’arrivo di Marino: arriva alle 19, assediato da giornalisti e fotografi, viene scortato passo passo dalle forze dell’ordine fin sotto il palco. Quando se ne andrà servirà un cordone di polizia per farlo arrivare fino alla macchina. Non parla dal palco, ma non serve a placare gli animi. Appena scende dall’auto, partono fischi, insulti e urla da parte di un gruppo di persone: «Vergogna», «Vai a casa, non sei degno di Roma», «Dove stavi, a pija i tonni?». Stessa scena, con ancora più tensione al momento di andarsene. E non è un caso che fin dall’arrivo a Fiumicino il rientro in città è stato blindato. La richiesta di un rientro ‘protetto’ era pervenuta all’ufficio della polizia di frontiera, che ha provveduto a far scendere Marino direttamente sulla pista, mentre tutti gli altri passeggeri si sono serviti del finger. Qui lo attendeva una vettura che ha lasciato l’aeroporto diretta a Roma.
Fonte: IL MESSAGGERO