UN SATELLITE militare americano ha rilevato un lampo di calore lungo la rotta seguita dal volo
Metrojet 9268 precipitato sul Sinai. L’evento, registrato da un sensore infrarosso corrisponde con il momento nel quale l’aereo inizia a perdere rapidamente quota. A riportare la notizia è stata la Cnn, che ha parlato con una fonte «direttamente al corrente degli sviluppi dell’inchiesta». L’esplosione allontana l’ipotesi del missile e avvalora quella della detonazione a bordo. Che secondo gli addetti ai lavori può essere stata determinata da due fattori: una bomba o un incidente – cedimento strutturale della coda o esplosione a un motore – che, magari al termine di una sequenza, ha coinvolto i serbatoi di benzina, facendoli esplodere.
L’ESAME della scatola nera che registra le comunicazioni a bordo indica che «tutto era tranquillo a bordo fino a quattro minuti prima dello schianto, poi ci sono stati dei rumori strani», ha detto dal Cairo una fonte vicina all’inchiesta, citata dalla agenzia russa Interfax. «Le registrazioni delle comunicazioni fra i piloti e i controllori di volo indicano che la situazione a bordo era normale fino a quattro minuti prima della scomparsa dell’aereo dal radar. Non vi è alcuna indicazione di un guasto a bordo. Poi poco prima della scomparsa del jet dal radar si sentono dei rumori non caratteristici di un volo normale – ha aggiunto la stessa fonte – e sembra che una situazione di emergenza sia emersa inaspettatamente, cogliendo di sorpresa l’equipaggio che non ha avuto il tempo di mandare il mayday».
Non pare invece rilevante la notizia, filtrata da fonti egiziane, del ritrovamento tra i resti di «elementi estranei al volo». Come ha ammesso la fonte che ha dato la notizia all’agenzia Tass «si potrebbe trattare di equipaggiamenti trasportati dai passeggeri, ad esempio attrezzature sub».
Un primo esame autoptico dei cadaveri dei passeggeri ha dato elementi interessanti. Mentre quelli che si trovavano nella parte anteriore sembra siano deceduti per ferite da impatto, i passeggeri delle file posteriori del jet presentano ferite da esplosione e molti erano ustionati fino al 90%. Sembra che ci sia anche una live discrepanza nella morte, che sarebbe avvenuta alcuni minuti dopo per quelli nella parte anteriore.
Esplosione in coda? Fonti della commissione che studia le due scatole nere hanno riferito che «la causa della sciagura potrebbe essere stato un guasto dentro l’aereo che ha portato a un danneggiamento della parte destra della coda» (ritrovata ad alcuni chilometri di distanza dagli altri resti, ndr). Da notare che lo stesso aereo ebbe, il 16 novembre 2001 al Cairo, un atterraggio «duro» che danneggiò seriamente la coda, che venne riparata e la riparazione fu certificata e poi ricontrollata nel 2003 senza che emergessero problemi evidenti. Danni seri alla coda mal riparati hanno però storicamente causato almeno due tragedie: una il 12 agosto 1985 al volo Jal 123 (520 morti) per un danno alla coda riportato 7 anni prima, una a un volo della China Airlines (225 morti) per un danno alla coda mal riparato ben 22 anni prima.
A QUESTO si aggiunga che il sito Ekaterinburg news ha pubblicato le foto (vedi a fianco) scattate dal lettore Gleb Maknev il 13 maggio a quello stesso aereo. Un esperto di aeronautica russo interpellato da Ekaterinburg News ha letto i segni sulla coda come «sporco dai giunti di collegamento» dell’impianto idraulico e l’apparente frattura a forma di zeta sul timone come «uno speciale nastro adesivo metallizzato che si usa per riparare una perdita di vernice». Nulla di grave quindi, anche se l’indomani l’agenzia Ria Novosti riportò che un A321 di quella stessa compagnia dovette rientrare nell’aeroporto di Domodevovo «per problemi all’impianto idraulico».
Resto del Carlino