Usa-Israele, Trump sceglie il falco Friedman come nuovo ambasciatore: “Via da Tel Aviv”

trump1DONALD Trump ha scelto l’avvocato David Friedman come ambasciatore in Israele. La prima dichiarazione del futuro diplomatico è che non vede l’ora di lavorare “all’ambasciata Usa nella capitale eterna di Israele, Gerusalemme”, confermando così l’intenzione del presidente eletto di spostare l’ambasciata da Tel Aviv. Una mossa che rischia di ibernare il processo di pace e di incendiare il conflitto nella regione, dato che anche i palestinesi rivendicano Gerusalemme come capitale del loro futuro Stato.

L’ambasciata americana è rimasta a Tel Aviv con tutte le amministrazioni che si sono succedute negli Stati Uniti nel corso dei decenni, Repubblicane e Democratiche, perché per il Dipartimento di Stato lo status di Gerusalemme – che israeliani e palestinesi rivendicano come propria capitale – può essere stabilito solo attraverso negoziati nel quadro di un più ampio accordo di pace. Soprattutto, poi, il presidente americano uscente, Barack Obama, ha già rinnovato il mantenimento dell’ambasciata a Tel Aviv, come fanno ogni sei mesi tutti i presidenti americani dal 1995, per “proteggere gli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Il “waiver” è necessario per contrastare il Jerusalem Act votato dal Congresso degli Stati Uniti alla metà degli anni novanta, che stabilisce il trasferimento della sede diplomatica a Gerusalemme. La strada finora seguita dalla Casa Bianca è condivisa dalla maggior parte della comunità internazionale. Le dichiarazioni di Friedman, dunque, se davvero ci sarà la svolta annunciata, non promettono nulla di buono per la pace nella regione.

Friedman, riporta oggi il New York Times, è un avvocato specializzato in casi di bancarotta e non ha alcuna esperienza diplomatica, ma se si guarda al contesto in cui andrà a operare rappresenta l’ennesimo ‘falcò scelto dal presidente eletto, essendosi più volte espresso contro la soluzione dei due Stati. In un’intervista ad ‘Haaretz’ della scorsa estate – ricorda a sua volta il Washington Post – Friedman ha detto di considerare legali gli insediamenti israeliani in Cisgiordania – considerati illegittimi da ogni amministrazione alla Casa Bianca dal 1967 – ed ha indicato che Trump sosterrebbe l’annessione israeliana di parti della Cisgiordania. Per Friedman, inoltre, gli ebrei che appoggiano la soluzione dei due stati sono “peggio dei kapò”.

La dichiarazione con cui il team di transizione di Trump ha annunciato la nomina sottolinea invece la lunga storia di amicizia e di amichevole sostegno di Friedman verso Israele e parla di posizioni in linea con quelle degli Stati Uniti: “Le due nazioni hanno avuto una speciale relazione basata sul rispetto reciproco e sull’impegno nei confronti della libertà e della democrazia. Con la nomina di Friedman, il presidente eletto Trump esprime il suo impegno per un ulteriore rafforzamento della relazione tra Stati Uniti e Israele e a garanzia del fatto che ci sarà una straordinaria cooperazione strategica, tecnologica, militare e di intelligence tra i due paesi”. Le “forti relazioni” di Friedman in Israele “saranno il fondamento della sua missione diplomatica”.

Nei giorni scorsi si era appreso che una fondazione della famiglia di Jared Kushner, il genero del presidente eletto, ha donato in passato decine di migliaia di dollari per progetti negli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi occupati della Cisgiordania. A rivelarlo è stato il quotidiano israeliano Haaretz, che non mancava di segnalare anche l’allarme degli ambienti ebraici statunitensi. Tra il 2010 e il 2014, la Fondazione Kushner ha fatto donazioni tra i 5mila e i 10mila dollari per ogni tipo di iniziative destinate a progetti sociali e religiosi nelle colonie ebraiche. Tra gli insediamenti israeliani sostenuti anche c’è anche quello di Yitzhar, a sud di Nablus, uno dei più estremisti, i cui coloni si scontrano abitualmente tanto con le forze di sicurezza israeliane che con i civili palestinesi. Secondo quanto scritto dal quotidiano israeliano, la famiglia Kushner sosterrebbe finanziariamente anche il seminario rabbinico di Bet El, uno dei più estremisti, al quale solo nel 2013 avrebbe donato 20mila dollari. Particolare non secondario, il rappresentante dell’organizzazione a New York è proprio David Friedman, il neoambasciatore.

“Finalmente l’ambasciata americana sarà spostata nella Capitale di Israele: Gerusalemme. La decisione è una risposta chiara al voto dell’Unesco dei mesi scorsi”. E’ quanto sottolinea il presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, sulla scelta di David Friedman come ambasciatore in Israele e sulla volontà di quest’ultimo di svolgere il suo incarico “a Gerusalemme,

eterna capitale israeliana”. “Tutte le ambasciate devono risiedere nelle Capitali dei paesi che le ospitano – sottolinea Dureghello- mi auguro che il gesto degli Stati Uniti sia un esempio per tutti i paesi democratici: il riconoscimento di Gerusalemme come Capitale d’Israele”.

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