CON BRUXELLES sempre in stato di massima allerta, l’Isis continua a diffondere video nei quali minaccia attentati anche a New York e Washington, ma, per ora, l’Fbi e il sindaco di New York Bill de Blasio sostengono che non esistono minacce credibili anche se la vigilanza rimane alta.
«Vi assicuro che con la nostra coalizione distruggeremo l’Isis – dice Obama da Kuala Lampur -, ma senza rinunciare ai nostri valori». Barack e il premier inglese David Cameron stanno mettendo a punto una strategia comune di medio periodo che dovrebbe prevedere l’intervento dei caccia bombardieri inglesi in meno di due settimane non appena Cameron avrà ottenuto il via libera dal parlamento con un voto formale che, a ora, non è del tutto scontato.
IN QUELLA che sembra ormai diventata una lotta contro il tempo, dopo la strage di Parigi, il presidente francese François Hollande arriverà oggi alla Casa Bianca per convincere Obama a «un’accelerazione» nella risposta e a riallacciare un’alleanza anche militare anti-terrore col presidente russo Putin che da settimane bombarda la Siria con un occhio molto più attento a colpire i ribelli moderati che si oppongono ad Assad piuttosto che che le roccaforti dell’Isis. A mezza bocca Usa, Francia e Inghilterra criticano gli interventi militari del Cremlino giudicati poco trasparenti e non sempre mirati contro i terroristi del califfato, ma di fatto accettano con favore il ruolo di Mosca soprattutto dopo il voto unanime in Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione presentata venerdì dalla Francia a tempo di record che invita a usare «tutte le misure necessarie» per contrastare e distruggere l’Isis. Sebbene la risoluzione Onu non invochi direttamente l’articolo 7 sull’uso della forza, questa è destinata a diventare un vero e proprio ‘ombrellino’ sotto il quale possono trovare copertura legale tutti quei paesi già intervenuti militarmente in Siria senza alcun invito di Damasco (a eccezione dei russi) o dell’Onu.
«Vogliamo distruggere l’Isis al più presto e Assad se ne deve andare -ripete Obama -. Il suo allontanamento sarà inevitabile perché senza questo la guerra civile in Siria non finirà ed è la maggioranza della gente a chiederlo. Ma abbiamo tutti l’interesse a mantenere uno stato siriano e non vogliamo il caos». In altre parole Barack diventa flessibile. Sa che Putin non accetterà mai di mettere da parte Assad se prima il presidente siriano non verrà considerato parte della soluzione e non del problema nella trattativa per la transizione verso un nuovo governo inclusivo che dovrà rivedere la costituzione e indire nuove elezioni. Per l’inviato speciale dell’Onu Staffan De Mistura le condizioni per un cessate il fuoco nazionale ci potrebbero essere e l’Isis si potrebbe trovare all’improvviso nel mezzo di due forze, gli oppositori armati e l’esercito siriano filo Assad che potrebbero schiacciarla a tenaglia una volta stabilita una tregua tra di loro. Senza un’exit strategy per Assad, che però i russi giudichino accettabile, potrebbe non succedere mai.
Resto del Carlino