«La verità, caro Ted, è che tu hai cambiato posizione e capovolto il tuo voto sull’immigrazione, sui sussidi all’etanolo, sul “free trade” coi Paesi asiatici. E, adesso, hai cambiato rotta anche sull’assicurazione dei raccolti agricoli perché ti hanno detto che ti serve elettoralmente in Iowa. Fai tutto per calcolo politico: questo non è conservatorismo, è opportunismo». Mancano pochi minuti alla fine del sesto dibattito tra i candidati repubblicani alla Casa Bianca, una discussione-fiume di due ore e mezzo ospitata a Charleston, in South Carolina, dalla rete televisiva Fox, quando il senatore della Florida Marco Rubio sferra un attacco durissimo all’altro senatore, quello del Texas Ted Cruz. Rubio lo aspettava al varco da tempo perché Cruz gli ha sfilato, almeno in Iowa dove si vota tra 18 giorni, il ruolo di principale argine politico al re dell’antipolitica, Donald Trump.
Cruz vacilla («almeno metà delle cose che dici sono false»), ma poi si riprende e con la sua eloquenza para il colpo uscendo comunque come uno dei vincitori da un dibattito nel quale lui e Trump, due candidati che un tempo sembravano legati da un patto di non aggressione, hanno duellato per la prima volta apertamente e senza risparmiare stoccate sanguinose e colpi bassi. Dopo gli attacchi a distanza nei comizi dei giorni scorsi, era inevitabile lo scontro faccia a faccia tra i due esponenti repubblicani in testa nei sondaggi nello Stato che il primo febbraio aprirà l’infuocata stagione delle primarie. A Trump che mette in dubbio la legittimità della candidatura del senatore texano perché è nato in Canada, Cruz replica secco: «A settembre avevi detto che avevi studiato la questione coi tuoi legali e che non ti sembrava rilevante, mentre ora mi attacchi. Da allora la Costituzione non è cambiata. Sono invece cambiati i sondaggi nei quali ti ho scavalcato».
Ansa