L’idillio politico-industriale tra Elon Musk e Donald Trump si è bruscamente interrotto, trasformandosi in uno scontro senza esclusione di colpi. Quella che fino a poco tempo fa sembrava un’alleanza strategica tra la Casa Bianca e l’impero tecnologico di Musk è ora diventata una battaglia pubblica, combattuta a colpi di post, dichiarazioni velenose e conseguenze economiche di portata globale.
Nel pieno delle tensioni legate alla legge di spesa repubblicana, è stato Trump a rompere il silenzio. “Mi ha profondamente deluso,” ha ammesso il presidente dagli uffici dello Studio Ovale, mentre al suo fianco sedeva il cancelliere tedesco Friedrich Merz. La replica di Musk non si è fatta attendere: “Senza di me non avrebbe mai vinto”, ha scritto su X, sottolineando il proprio ruolo nelle ultime elezioni. Nel frattempo, le azioni Tesla subivano un pesante tonfo a Wall Street, con una perdita istantanea di circa 100 miliardi di dollari.
Le tensioni sono esplose dopo che Trump ha deciso di eliminare gli incentivi e i contratti governativi legati alle aziende di Musk. La risposta del fondatore di SpaceX è stata durissima: ha minacciato di smantellare la navicella spaziale Dragon, utilizzata per le missioni verso la Stazione Spaziale Internazionale e parte integrante dei programmi spaziali della NASA. Un taglio netto ai legami con il governo, in aperta sfida al presidente.
Il dibattito si è ulteriormente inasprito quando Musk ha rilanciato, pubblicando su X teorie scottanti: “Trump è nei file Epstein. Questo è il vero motivo per cui non vengono rilasciati,” ha scritto, insinuando che ci sarebbero legami oscuri tra il presidente e il controverso miliardario scomparso. La Casa Bianca ha derubricato il tutto a “un episodio sfortunato” e accusato Musk di essere amareggiato per non aver ottenuto ciò che voleva nella nuova legge di bilancio.

Inoltre, il patron di Tesla ha accusato Trump di voler causare una recessione con le sue tariffe commerciali, ribadendo la sua storica opposizione ai dazi. A peggiorare il quadro, l’esclusione del candidato favorito da Musk per la guida della NASA ha raffreddato ulteriormente i rapporti.
Musk, in piena offensiva, ha perfino rilanciato l’idea di un nuovo soggetto politico centrista, chiedendo agli utenti di X se fosse arrivato il momento di fondare un partito capace di rappresentare l’80% dell’elettorato. Il sondaggio ha raccolto centinaia di migliaia di voti in meno di un’ora, con una netta maggioranza favorevole.
Il contrasto tra i due era però già nell’aria da giorni. Il gesto simbolico della “chiave d’oro” consegnata da Trump a Musk al momento del suo addio alla scena politica sembrava suggellare un legame duraturo, ma i fatti lo hanno smentito. Dopo aver sostenuto Trump con oltre 277 milioni di dollari e ricevuto in cambio un incarico governativo per ridurre la spesa pubblica, Musk si è ritrovato escluso dai tavoli decisionali e attaccato pubblicamente.
Oggi, quel rapporto un tempo definito “speciale” è ufficialmente naufragato. Due visioni del potere che si sono attratte, si sono sostenute, e infine si sono distrutte a vicenda in una delle fratture più clamorose della recente storia politica americana.