USURA A GABICCE E RIMINI: ALBERGHI, BAR E CAPANNONI PERSI DALLE VITTIME

Amicizie con professionisti e nel sistema finanziario, il grimaldello per incrociare imprenditori in difficoltà economiche. Poi la più forte assenza di scrupoli per diventare proprietari di attività economiche, immobili e altro. Sinteticamente, in una terribile parola: l’usura.

La procura di Rimini attraverso il pm Luca Bertuzzi si è messa sulle tracce di un cinquantenne originario di Giugliano (Napoli) residente da sette anni nella provincia di Rimini, con qualche precedente che va dal tentato omicidio all’associazione per delinquere, dalla rapina alla bancarotta fraudolenta. Una “certificazione” davvero difficile da trascurare per le istituzioni italiane che sono investite dal compito di garantire sicurezza sociale ed economico-finanziaria. Alla fine forse un po’ in ritardo ma sono intervenute.

Il pregiudicato se inquadrato dalle normali e pubbliche visure commerciali risulterebbe amministratore della Rima Immobiliare srl con sede a Giugliano, nel napoletano. La società costituita dieci anni fa si sarebbe fortemente patrimonializzata nel 2008 quando rilevò quote di una società con oggetto sociale nel ramo immobiliare, di diritto sammarinese. Gli atti non sono stati tenuti segreti, o occultati, sono infatti stati tutti rintracciati nello studio commerciale di un professionista riccionese che, come si vedrà in seguito, viene indicato come il consulente di fiducia dell’uomo finito sotto inchiesta.

Il campano da prime indiscrezioni pare che sia anche il reale gestore del night club di Marina Centro a Rimini, Lady Godiva (che però per ora risulta estraneo all’indagine). Sembra che ne possedesse le quote societarie e si apprestava ad affrontare la concorrenza di settore accaparrandosi le prestazioni di bellissime ragazze intrattenitrici (?) arrivando addirittura a mettere gli occhi su un altro night club riccionese. Pare che siano nella mani della mgistratura riscontri di fasi addentrate per il closing dell’operazione. Quindi appare evidente che volesse assumere il dominio e controllo territoriale su queste tipiche attività notturne.

Sempre lo stesso indagato risulterebbe essere stato in trattativa per acquistare un capannone adibito ad uso commerciale senza dimostrare alcun indietreggiamento per la significativa cifra richiesta dal titolare. Quest’ultimo però forse proprio per essere in difficoltà finanziarie era stato avvicinato dall’inquisito, per cui anche tutta l’operazione assumerebbe un ulteriore profilo inquietante.

Ora nei confronti del campano, seppur a piede libero, è scattata una denuncia e un decreto di sequestro eseguito dalla Guardia di Finanza. L’entità patrimoniale complessiva messa sotto tutela non è di poco conto, si stima un valore attorno ai 22,5 milioni di euro. Nello specifico si tratterebbe di due alberghi in pregiata posizione turistica, un coffee-bar, due ristoranti, tutti ubicati nel territorio di Gabicce, nel pescarese. A cui si aggiunge un locale notturno a Rimini. E già questo basterebbe per darci la cifra di che dimensioni assuma la questione. In merito alle attività sequestrate e con continuità rimaste tuttora aperte, il pm Bertuzzi ha già provveduto a nominare con decreto un consulente di gestione.

Ma non è tutto. Le Fiamme Gialle hanno anche tolto dalla disponibilità dell’indagato anche conti correnti bancari, titoli, depositi di risparmio, somme di denaro in contanti, cassette di sicurezza, polizze assicurative, libretti di deposito presso cinque istituti bancari. Insomma un assortimento patrimoniale e finanziario di tutto riguardo.

Ebbene cosa è successo? Pare che la persona attenzionata non sarebbe stata in grado di giustificare la provenienza e ancor più le perplessità sono scaturite dal fatto che lo stesso dichiari redditi con nettissima sproporzione rispetto ai beni posseduti.

Il pm riminese Bertuzzi è voluto andare a fondo anche perché tutti gli elementi convergevano nell’ipotesi di una vasta attività di riciclaggio, attraverso prestiti concessi illegalmente in particolare a imprenditori di Riccione. Si è scoperto che ad alcuni malcapitati sono state estorte proprietà addirittura nel breve volgere di circa cento giorni, ovvero poco più di tre mesi. Un simile spoglio e la tempistica l’ha vissuta sulla propria pelle un noto imprenditore di Gabicce, molto attivo nei settori core business della riviera romagnola. ovvero il turismo e l’alberghiero. Nondimento lo stesso risulta anche gestore di un noto locale di intrattenimento a Rimini. All’albergatore gabiccese cosa lo ha portato a mettersi nei guai? Pare che verso fine 2008 si fosse ritrovato in crisi finanziaria, con la stretta delle banche e alle prese con la crisi internazionale che stava già manifestando i primi effetti. E’ stato a quel punto che disperato si è rivolto ad un avvocato riminese (anch’egli ha ricevuto un avviso di garanzia) che gli ha presentato e lo ha messo in contatto con la persona campana su cui ruota tutta la vicenda. Quest’ultima fiuta la preda e si dichiara disposto a finanziarlo con 400mila euro, cifra che viene elargita con l’interessamento e compiacimento anche di un bancario impiegato in un istituto di credito del territorio. A titolo di garanzia l’erogatore si assicurò direttamente la gestione di un disco bar del ricevente.

Dopo la transazione finanziaria, passato un brevissimo periodo di tempo, entra in scena un noto un commercialista riccionese (anch’egli destinatario di un altro avviso di garanzia), che risulterebbe essere il braccio tecnico-contabile di tutte le operazioni economico-finanziarie che il campano opera in terra di Romagna e Marche. Il professionista di Riccione incontra e lancia una proposta all’albergatore di Gabicce affinché quest’ultimo riacquisti una quota del disco bar dato in garanzia per 60mila euro. Quel denaro si sarebbe dovuto considerare come quota del finanziamento ricevuto, affiancandovi la promessa che la somma gli sarebbe stata restituita al completo ripiano del debito (quindi evidentemente il primo si presentava su mandato del napoletano e agiva con piena ed assoluta consapevolezza).

Poco più avanti l’imprenditore viene chiamato a firmare un contratto d’affitto per il predetto disco bar con un canone di locazione di un annuo pari a 86.400 euro. Questo atto e questa cifra sarebbero per l’accusa l’elemento inconfutabile di attività illecita di prestito di denaro (di dubbia provenienza) a tassi d’interesse (nettamente) fuori dal limite massimo consentito dalla legge.

Il campano poi continuò ad elargire altro denaro all’imprenditore, fino al punto che quest’ultimo si trovo nella spiacevole situazione di dichiararsi impossibilitato a restituire i finanziamenti ricevuti addizionati dalle folli percentuali di interesse. Da quel momento iniziò da una parte una veloce spogliazione patrimoniale e dall’altra (il napoletano) l’intestazione in proprietà dei beni e attività di considerevole valore (un hotel, un ristorante, un bar).

Il presunto usuraio, che risulta sempre molto attivo e dinamico, ma purtroppo mai nell’occhio delle autorità delegate alle repressioni di fenomeni come quello su cui adesso si indaga, nel 2009 sigla un contratto di gestione di un altro hotel a Gabicce per la durata di nove anni pattuendo di corrispondere alla proprietà 720.000 euro. Questa somma però non sarebbe stata che un giro conto, infatti simmetricamente ritorna nelle sue disponibilità attraverso un giro fittizio e preordinato di assegni, questo a copertura del debito iniziale che vantava con l’imprenditore “addentato”.

Tra le relazioni tenute dal pregiudicato napoletano con professionisti non è passato neppure inosservato quello con un notaio riminese. Tra i due pare si siano accertate delle transazioni costituite da grosse somme di denaro, anche provenienti (gli inquirenti purtroppo non specificano neppure un nome comune della fonte, dire con superficialità e qualunquismo “San Marino” è sbagliato!) da San Marino. Questi movimenti sono stati prontamente confutati dagli investigatori, per questo hanno avanzato richieste di prove giustificative e comprovanti ma pare che siano state fornite come risposte motivazioni prive della seppur minima logica e convenienza economico-commerciale. Altre circostanze poco chiare emerse tra i due sono tuttora al vaglio.

Tra l’altro pare che il citato notaio di recente sia anche incappato in una sanzione commisuratagli dal proprio Ordine professionale che lo avrebbe sospeso per un anno e tre mesi.

In questo articolo ci si sofferma più che altro su un singolo imprenditore, ma va detto che altri sono coinvolti e finiti sul lastrico, anche ricadendo in forme depressive devastanti.

5 marzo 2011