Prosegue “Heroes”, la nuova rubrica sportiva de “La Serenissima – Il giornale dei sammarinesi” in cui ogni settimana un atleta simbolo dello sport biancazzurro racconta i suoi successi e i suoi sogni. Questa volta è il turno di Alex Zanotti, due volte Campione del Mondo Baja nel 2012 e nel 2013 nonchè uno dei migliori piloti o road a livello internazionale.
Alex, quando ha iniziato ad appassionarsi di moto?
“La passione per le moto me la trasmise sin da subito mio padre, che partecipò in passato ad alcune gare dei campionati regionali e italiani. Fu lui infatti a instradarmi in questa specialità del motociclismo con le ruote artigliate regalandomi per i miei 3 anni un Italjet 50, una piccola moto per i mini cross. Da lì iniziai a muovere i primi passi nel mondo sportivo delle due ruote con le gare di mini cross all’età di 8 anni, successivamente partecipai a tante manifestazioni di Motocross, Enduro e Motorally per poi arrivare a dove sono arrivato ora”.
Quindi non ha mai praticato altri sport?
“Esatto. Mi hanno sempre appassionato non soltanto le moto ma anche gare di rally e Formula 1. Gli sport classici come il calcio, il basket e la pallavolo, giusto per citarne alcuni, non mi hanno mai conquistato”.
Come si prepara generalmente prima di ogni gara?
“La preparazione prima di ogni campionato si fa solitamente durante la stagione invernale e si suddivide in allenamento in moto e allenamento fisico per ottenere maggiori agilità e prestanza fisica. Per esempio, per la specialità fuoristrada, per essere competitivi bisogna allenarsi in moto costantemente, non dico tu i i giorni ma quasi, a differenza dei piloti partecipanti alla MotoGp che, eccetto i test, non fanno quasi mai gli allenamenti con la moto in pista”.
Conta di più il talento del pilota o l’effcienza della moto?
“Nelle gare di velocità, un pilota può avere tutto il talento che vuole ma senza una moto competitiva non va da nessuna parte. Valentino Rossi, per esempio, non potrebbe combinare nulla nella MotoGp se non avesse a sua disposizione una moto veramente efficiente. Nel fuoristrada, invece, la grande differenza la fa il pilota e non il mezzo. Serve il talento ma non basta, bisogna anche allenarsi e sacricarsi tanto”.
Durante la sua lunga carriera ha ottenuto tanti successi, anche a livello internazionale. Quali ricorda con più piacere?
“Ho vinto 11 undici titoli italiani tra Motorally ed Enduro, tra questi considero senz’altro il più bello ed emozionante il primo titolo tricolore di Enduro che vinsi all’età di 15 anni. Fu per me una bellissima soddisfazione perché quel successo mi permise di entrare nell’Olimpo dei grandi e di cercare nuovi stimoli per migliorarmi sempre di più. Considero però i due Campionati mondiali Baja e un Campionato europeo vinti i miei più grandi ed emozionanti successi. Soprattutto durante il primo Mondiale Baja vinto, provai tantissime emozioni perché riuscii a battere al fotofinish il fortissimo francese David Casteu. Con dedizione e spirito di sacrificio sono riuscito ad arrivare in alto. Lì per lì non mi resi conto di aver raggiunto questi obiettivi; solo a distanza di tempo riuscii a comprendere di aver compiuto qualcosa di grandioso in questi anni. È stato bello anche vincere il Rally dei Faraoni e piazzarmi al 18° posto assoluto alla mia prima partecipazione alla Dakar. Mi dispiace non essere riuscito a ottenere il terzo titolo mondiale Baja consecutivo ma mi sento comunque il vincitore morale dell’edizione 2014 della competizione”.
Inoltre è stato premiato come “Atleta sammarinese dell’anno”…
“Sì. Mi ha fa o molto piacere ritirare per ben due volte il premio riservato al miglior atleta sammarinese. Non sono tanti gli sportivi, per di più motociclisti come me, che sono riusciti a vincere questo importante riconoscimento”.
Si considera uno dei piloti più rappresentativi della Repubblica di San Marino nel mondo internazionale del motociclismo?
“I piloti sammarinesi più rappresentativi in questo ambito sportivo, per il momento, siamo io, Alex De Angelis e Manuel Poggiali. Non è affatto poco vedere un Paese piccolo come la Repubblica di San Marino riuscire a sfornare piloti talentuosi: io ho vinto due Campionati mondiali Baja mentre Manuel è stato due volte campione del mondo nelle classi 125 e 250 del Motomondiale; Alex, invece, non ha vinto finora nessun titolo mondiale ma è lo stesso un pilota validissimo al quale auguro vivamente di riuscire a conquistarlo nella Superbike. Mi piacerebbe inoltre vedere sbocciare nuovi talenti sammarinesi sia nel fuoristrada che in pista”.
Quali atleti sammarinesi apprezza particolarmente?
“Stimo Manuel Poggiali perché, oltre a essere un mio grandissimo amico sin da quando eravamo piccoli, è un professionista dal talento indiscutibile e, secondo me, poteva vincere molto di più rispetto a ciò che ha ottenuto in carriera. Spero che possa essere il più competitivo possibile alla 24ore di Le Mans. Un altro pilota che considero molto bravo è Alex De Angelis; poi ci sono giovani centauri molto bravi come Alex Fabbri e Luca Bernardi oltre ad Andrea Zanotti, che sta dimostrando di avere un talento veramente incredibile nelle gare di moto-cross e potrebbe regalarci tante belle soddisfazioni in futuro. Negli sport olimpici, invece, apprezzo la tiratrice Alessandra Perilli”.
E chi sono, invece, i suoi miti motociclistici a livello internazionale?
“I grandi miti della mia infanzia, e da un po’ di anni anche miei grandi amici, sono Edi Orioli, Franco Picco e Ciro De Petri, piloti italiani che hanno saputo sempre essere molto competitivi alla Dakar. Altri miei grandi miti sono due dei piloti più titolati del motociclismo, Valentino Rossi nel Motomondiale e Tony Cairoli nel motocross, e il fuoriclasse calcistico Diego Armando Maradona”.
Come è stato per lei il 2017 e che cosa si aspetta dal 2018?
“Il 2017 è stato per me un anno di transizione in cui ho avuto tanti impegni e non sono dunque riuscito a concentrarmi abbastanza sull’obiettivo. Ho preferito concludere gli studi e laurearmi in Giurisprudenza lo scorso novembre. Inoltre ho lavorato come collaudatore per la SMR Motorcycle, la prima casa motociclistica sammarinese, contribuendo notevolmente allo sviluppo di moto da mini cross. Mi auguro in questo nuovo anno di avere più tempo a mia disposizione per prepararmi per bene in vista di una mia nuova partecipazione alla Dakar o di una mia prima esperienza all’Africa Eco Race. In più la Off Road Pro Racing organizzerà per la SMR Motorcycle un Trofeo Monomarca riservato ai bambini dagli 8 ai 10 anni e quindi io sarò lì presente in qualità di pilota rappresentativo nelle varie prove”.
Cosa bisogna fare, secondo lei, per vedere più giovani piloti sammarinesi gareggiare in campo internazionale?
“In Italia, per esempio, il Coni e la Federmotociclistica sfrutta i piloti più talentuosi per promuovere l’attività sportiva nelle scuole attraverso lezioni di educazione e sicurezza stradale. Ho sempre pensato che lo sport sia la miglior pubblicità che uno Stato possa avere. Spesso a San Marino andiamo a cercare i professionisti fuori dai confini nazionali quando invece sono presenti nel nostro territorio. Tante volte mi è capitato di vedere ragazzini insicuri, go e impacciati nella guida di uno scooter: la Federazione automotoristica sammarinese e le istituzioni dovrebbero iniziare a puntare veramente sui nostri talenti affinché insegnino, non soltanto in un’aula scolastica ma anche nel Crossodromo Baldasserona, agli studenti le basi della guida di un mezzo in totale sicurezza. Potrebbe diventare anche un volano per la realizzazione di un’accademia delle moto, come quella creata da Valentino Rossi che sta crescendo tantissimi giovani. Un’accademia delle moto sul Titano consentirebbe non soltanto un bel ritorno economico per lo Stato ma anche la realizzazione di eventi legati al mototurismo. Io e Manuel Poggiali saremmo disposti a dare una mano per renderlo realtà nella Repubblica di San Marino ma da soli possiamo fare poco. Tu i insieme, invece, possiamo fare molto”.
Riguardo il Crossodromo Baldasserona, come giudica l’annullamento della prova mondiale di motocross?
“Sarebbe stato stupendo veder gareggiare i migliori piloti di motocross a San Marino ma, per mettere in piedi una tappa del Campionato mondiale, occorre stravolgere non tanto il circuito della pista ma tutto ciò che gli sta attorno. Per me ere a posto tutto quanto, occorrerebbero milioni di euro che mai verrebbero coperti dalla vendita dei biglietti. Secondo me, si poteva realizzare comunque la tappa del Mondiale di motocross, ovvia- mente con un costo minore, in una sera d’estate a Serravalle sfruttando il San Marino Stadium, la parte dietro e il parcheggio per realizzare una pista artificiale e le tribune. Forse così il gioco sarebbe valso la candela”.
Andrea Lattanzi, La Serenissima