La Santa Sede ha diffuso un documento dottrinale significativo che torna a definire i contorni del matrimonio cristiano. La nota, elaborata dal Dicastero per la Dottrina della Fede e approvata da Papa Leone, riafferma la centralità dell’unione esclusiva tra un uomo e una donna, ponendo l’accento sul significato profondo della monogamia e sul ruolo della sessualità all’interno della coppia.
Il vincolo esclusivo e il riferimento biblico
Il testo fa perno sull’immagine biblica dei coniugi che diventano “una sola carne”. Secondo l’insegnamento riproposto dal Vaticano, il matrimonio non si configura come un semplice accordo contrattuale, ma come un legame spirituale e antropologico unico. La monogamia, in questa prospettiva, non viene descritta meramente come l’opposto della poligamia, bensì come una condizione di appartenenza reciproca che non ammette condivisioni. Si tratta di un paradigma relazionale che fonda la propria stabilità sulla dedizione totale e sull’esclusività del rapporto, elementi ritenuti essenziali per la continuità della coppia.
La sessualità oltre la procreazione
Uno dei passaggi chiave del documento riguarda la dimensione intima della vita coniugale. La Santa Sede chiarisce che la sessualità non esaurisce la sua funzione nella sola procreazione. Al contrario, viene riconosciuto il valore unitivo dell’atto sessuale, inteso come elemento capace di rafforzare il legame, sostenere l’appartenenza reciproca e favorire l’arricchimento della relazione. Affettività e responsabilità si intrecciano, rendendo l’intimità un fattore di coesione indispensabile per la solidità del matrimonio.
La sfida culturale e il richiamo a Sant’Agostino
Il documento prende atto che, nell’attuale contesto sociale, una visione così radicale della fedeltà e dell’unione indissolubile possa apparire controcorrente o di difficile comprensione. Per interpretare questa “sfida” culturale, il Dicastero recupera il pensiero di Sant’Agostino, suggerendo che solo attraverso la logica dell’amore profondo è possibile cogliere il senso di tale dedizione. La stabilità del vincolo viene dunque presentata non come un’imposizione, ma come una scelta consapevole che trova la sua ragion d’essere nella volontà di costruire un’identità condivisa e duratura.














