Vela, Soldini: “La mia primavera da record”

(di Adolfo Fantaccini) (ANSA) – ROMA, 31 MAR – Il vento è la sua linfa vitale, il
mare gli trasmette energia al punto che, dopo l’arrivo della
tempesta chiamata Covid-19, ha pensato per un attimo di fare i
bagagli e di imbarcarsi per un giro del mondo permanente. “A
bordo con tutta la famiglia? Si, ci ho pure pensato, ma non era
fattibile, perché i figli vanno a scuola e mia moglie non
sarebbe mai venuta in barca. Navigare per mesi non è un gioco da
ragazzi…”. Giovanni Soldini in solitario e non ha attraversato
gli oceani, ha polverizzato record, superato limiti e progettato
una primavera all’insegna di nuove sfide. “Beh, visto che non si
regata, proviamo a fare altro – racconta -. Abbiamo diviso la
stagione in due parti, l’unica cosa certa è il trimarano
Maserati. La situazione è strana, ma abbiamo deciso di dedicare
questi mesi a nuovi primati: dopo la Montecarlo-Porto Cervo
punterò al record di attraversamento del Canale della Manica:
sarà un’impresa difficile, anche se il percorso è breve. Però,
possiamo farcela. Partiremo venerdì, cercheremo di battere il
record, poi ci dedicheremo alla Giraglia. Saremo tre barche, Mod
70 tutti uguali, si vedranno regate super-combattute; a luglio
sarà la volta dell’Aegean 600, con partenza da Atene”. Soldini
continua a navigare e a osservare il mondo che cambia: pandemia
e non solo. “Sicuramente la diffusione del virus ci ha limitati
– fa notare -: la gente magari pensa che a mare non puoi
ammalarti, perché resti a bordo con le stesse persone. Il
problema è che non sai dove approdare perché, dove arrivi, ti
blindano”. Il navigatore Soldini, da sempre ecologista convinto
e attento osservatore dei mutamenti climatici, ha una visione
pessimistica sulla deriva del pianeta, ormai prigioniero
dell’inquinamento. “Ci sono molti problemi dal punto di vista
del riscaldamento della terra e dell’inquinamento che deriva
dalla plastica. Abbiamo cominciato a notarla sempre di più negli
ultimi 15 anni e la situazione peggiora: è un problema globale,
non è solo del Mediterraneo. La plastica abbiamo iniziato a
usarla qualche decina di anni fa e, in poco più di mezzo secolo,
siamo riusciti a riempire il pianeta. Bisogna innanzi tutto che
le persone diventino più sensibili a questi temi”. (ANSA).
   


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