Veleni e misteri nel regno di Putin (l’editoriale di David Oddone)

Il susseguirsi di avvenimenti tragici e misteriosi nelle terre della Russia di Putin non può essere ignorato. Da Litvinenko a Politkovskaya, da Nemtsov a Prigozhin, la lista degli oppositori del regime zarista diventati vittime di attacchi letali si allunga sempre di più.

La storia, con il suo inesorabile ritorno ciclico, ci insegna che non possiamo voltarci dall’altra parte quando si tratta di proteggere i diritti fondamentali e contrastare la violenza sotto ogni sua forma. La narrazione di eventi come questi richiama alla mente l’importanza di trarre insegnamento dai fatti passati per evitare di ripetere gli stessi errori o, peggio ancora, gli stessi orrori.

Il caso di Litvinenko è emblematico: un ex agente dei servizi segreti russi che ha osato sfidare il potere di Putin, trovandosi in esilio a Londra solo per essere avvelenato con polonio-210, un veleno altamente radioattivo. Politkovskaya, giornalista coraggiosa che ha denunciato i crimini dell’esercito russo in Cecenia, è stata uccisa proprio nel giorno del compleanno di Putin, come se il suo assassinio fosse un “regalo” per lo zar.

Boris Nemtsov, politico liberale e critico di Putin, è stato assassinato in un agguato a pochi passi dal Cremlino, mentre Yevgney Prigozhin, ex chef di Putin e leader di milizie armate, ha avuto un destino altrettanto misterioso, precipitando in un aereo nei cieli russi.

Ma non tutti sono stati colpiti fatalmente: l’ex spia Sergei Skripal e sua figlia, avvelenati con l’agente nervino Novichok, sono miracolosamente sopravvissuti, scatenando una crisi diplomatica tra Russia e Gran Bretagna.

Un articolo dello scorso anno di “The Global news”, ha contato 25 giornalisti russi uccisi e almeno 31 arrestati e in carcere dal ’99, ovvero da quando Putin è al potere.

La storia ci offre un monito: non possiamo permettere che il silenzio e l’indifferenza prevalgano di fronte a tali atrocità. Come ha scritto Shakespeare: “La colpa, caro Bruto, non è nelle stelle, ma in noi stessi”. Siamo noi a plasmare il nostro destino, a decidere se voltare le spalle alla brutalità o affrontarla con coraggio e determinazione.

 

David Oddone

(La Serenissima)

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