
L’episodio più divertente? Quando a San Paolo, una volta riconosciuto dal conducente del taxi, gli fu subito imposto di scendere. Protagonista di questa vicenda quel Paolo Rossi, autore di quei tre gol al Brasile nel Mondiale del 1982, che nessun vero sportivo brasiliano ha mai dimenticato. Ora proprio a questo campione gentile e minuto Walter Veltroni ha dedicato un film documentario dal titolo ‘È STATO TUTTO BELLO Storia di Paolino e Pablito’, omaggio a questo eroe del calcio morto nel 2020. Prodotto da Palomar in collaborazione con Vision Distribution e Sky e in sala dal 19 al 21 settembre, il film racconta Paolo Rossi con tante immagini di repertorio e alcune testimonianze. “Volevo raccontare di Paolino, un ragazzo normale, di provincia, non toccato da una grazia fisica. Non era insomma Ibrahimovic, ma solo uno tra i tanti milioni di italiani che poi ce l’hanno fatta anche attraverso il dolore”. E Veltroni nel documentario ci parla appunto di Pablito, da quando giocava nei campetti dell’oratorio di Prato fino alla giovanile della Juventus in cui approda a quattordici anni, dalla triplice rottura del menisco ai mondiali d’Argentina, alle accuse del calcio scommesse e alla relativa assenza dai campi di calcio per due anni. C’è poi la figura chiave di Enzo Bearzot che, pur avendo contro tutta la stampa, porta senza esitazione Paolo Rossi in Spagna a giocare quel Mondiale dell’82 che l’Italia vincerà anche grazie al suo fondamentale contributo. Ma sono le testimonianze a dare maggiori emozioni. Soprattutto quella del fratello Rossano che, in un intervento intercalato da vera commozione, ricorda la propria famiglia proletaria: “Non c’era riscaldamento in casa – dice – e così io e Paolo dormivano stretti stretti in inverno”. E ricordando i genitori ci tiene a dire: “Nostro padre lavorava in fabbrica, mentre mamma era sarta e non ci hanno fatto mancare nulla”. E poi ancora le testimonianze chiave della moglie, Federica Cappelletti, e dei compagni di squadra Antonio Cabrini, Marco Tardelli e Giuseppe Bergomi. “Si sentiva più a suo agio andando a giocare a Perugia perché somigliava alla sua Prato”, dice Veltroni sulla natura tranquilla di Rossi. Mentre riguardo allo storico 1982 dei Mondiali, spiega: “Ci liberammo improvvisamente degli anni di piombo e uscimmo tutti per strada, una cosa a cui non eravamo più abituati. Quel mondiale 1982 ci regalò una gioia che poi non avremmo mai più vissuto. Le immagini di Pertini, tifoso tra i tifosi, poi raccontano una storia in cui tutti gli italiani si riconoscono, sono immagini iconiche del Paese. E questo per sempre”. Perché proprio Paolo Rossi? “Mi interessava raccontare anche il suo rapporto con il dolore, le sue cadute e altrettante risalite. Rossi era uno che quando si è rotto i menischi non ha detto torno a casa, ma si è rialzato. Lo stesso quando è stato squalificato per il calcio scommesse. Lui è il prototipo migliore dell’essere italiani”. Nel futuro di Walter Veltroni due opere: QUANDO, tratto dal suo libro omonimo con la storia di Giovanni che si risveglia dal coma nel luglio del 2017 dopo trent’anni, che inizierà a girare il 20 giugno, e poi ORA TOCCA A NOI, dedicato alla storia di Pio La Torre a quarant’anni dal delitto del segretario siciliano del Pci.
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