Vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo (l’editoriale di David Oddone)

Oggi interverrò con un editoriale di carattere assolutamente personale e come tale va maneggiato dai lettori.

Ho seguito con attenzione, come del resto tutti i sammarinesi, l’elezione dei prossimi Capitani Reggenti.

Ammetto anche di avere in qualche modo “discusso” in famiglia poiché il primo aprile avrei voluto essere sul Pianello a “salutare” l’amico Rossano Fabbri.

Ho partecipato a parecchi “primo aprile” e “primo ottobre”, ma ogni volta è come se fosse la prima e l’emozione per questa millenaria Istituzione resta sempre forte.

Non è mia intenzione analizzare cosa è successo e quali saranno le implicazioni politiche: ho visto che si sono cimentati in tanti, lascio per ora la parola ad altri.

Certamente la politica è anche un gioco di inganni, nel quale irretire l’avversario diventa assolutamente lecito.

Vengono in mente “Le nozze di Figaro”, di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais: “Fingere di ignorare ciò che si sa benissimo e di sapere ciò che si ignora; fingere di capire ciò che non si capisce e di non capire ciò che si capisce benissimo; fingere di essere potenti al di là delle proprie forze; avere spesso da nascondere questo gran segreto, che non c’è nessun segreto da nascondere; sembrare profondi quando si è vuoti; darsi bene o male le arie di un personaggio importante; diffondere delle spie e stipendiare dei traditori; cercar di nobilitare la povertà dei mezzi con l’importanza dei fini: ecco che cos’è la politica”.

Negli Stati Uniti diventa normale insultare l’avversario e colpirlo persino nella sua vita privata.

Forse allora non ci si dovrebbe scandalizzare più di tanto per quello che è accaduto, né si dovrebbe gridare al “traditore” o al “Bruto”.

Si potrebbe aggiungere molto altro, ma qui mi fermo perché “io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo”.

Viste le Idi di marzo, a proposito di Shakespeare e dell’orazione funebre di Antonio: essa è un momento cruciale in cui Antonio, apparentemente umile e rispettoso, utilizza abilmente le sue parole per influenzare le emozioni della folla e ribaltare l’opinione pubblica nei confronti dei congiurati.

Di certo non ho di queste velleità, né posseggo le capacità oratorie del Bardo.

Tuttavia, nel contesto del nostro tempo, potremmo rivisitare tale discorso e applicarlo al caso di Rossano Fabbri.

Ebbene, prendendomi la licenza poetica, Io piango per la sua assenza, ma mi rallegro per il suo spirito nobile. Le sue virtù non sono oscurate dalle circostanze che gli hanno impedito di raggiungere la carica più alta, così come i torti che ha subito non devono offuscare il suo contributo alla nostra comunità.

Sono certo che per il Consigliere Fabbri verranno altre occasioni.

“Ed ora, che la cosa vada avanti da sé. Malanno, tu sei scatenato, prendi il corso che vuoi”.

 

David Oddone