Il Governo avanzi domani stesso la richiesta di entrare nella UE. Dato che l’Esecutivo è abituato ai cambi di direzione, cancelli i punti più iniqui della finanziaria, come chiedono gli oltre 6.200 cittadini che hanno finora firmato la petizione CSU
Ho letto la sentenza del Collegio Garante della Costituzionalità delle norme del 24 Febbraio 2011, la quale ha stabilito che il quesito posto dal referendum già indetto il prossimo 27 marzo, che recita: “Volete voi che San Marino chieda di far parte dell’Unione Europea ?”, è stato superato dagli atti posti in essere dal Governo, i quali hanno recepito “nella sostanza i principi e i criteri direttivi richiesti dal Comitato promotore del referendum”.
Rimango dell’idea che, giunti a questo punto, sarebbe stato importante celebrare il referendum per ascoltare la volontà popolare, che andrà comunque consultata successivamente; su un tema di questa portata la popolazione deve obbligatoriamente essere coinvolta, come è avvenuto in tutti i paesi che hanno chiesto di aderire, e hanno aderito, alla UE.
Prendo atto positivamente che, seppure sotto la spinta di un referendum già indetto, il Governo si è convinto a percorrere, anche se con ritardo, la strada che porta all’ingresso nella UE che è indicata oramai da tutti, assieme all’accordo sulla trasparenza con l’Italia, condizione indispensabile per fare uscire San Marino dall’isolamento internazionale e per ridare respiro alla nostra economia.
In tal contesto però non può sfuggire come questo Esecutivo abbia un gran timore di confrontarsi con la volontà popolare. Il solo timore di dovere assumere una responsabilità di fronte ai cittadini, senza potersela prendere con Tremonti o con la crisi internazionale, li ha indotti ad una retromarcia repentina sul tema dell’ingresso nella UE, visto che la loro posizione di qualche tempo fa non era proprio la medesima di oggi.
Ma il Governo è abituato ai cambi di direzione; si vedano ad esempio i decreti attuativi di alcune norme della finanziaria, palesemente sbagliate ed inattuabili, sulle quali l’Esecutivo, in sede di approvazione parlamentare, ha tirato dritto senza ascoltare nessuno, facendosi forte dei propri numeri, mentre poi in sede di applicazione, rendendosi conto che non reggevano, ha fatto per larga parte marcia indietro apportando, in parte, le stesse correzioni proposte a suo tempo dalla CSU.
Allora adesso ascolti la richiesta di migliaia di lavoratori, pensionati e cittadini che chiedono civilmente, attraverso la sottoscrizione della petizione della CSU, di cancellare le iniquità create dalla finanziaria, prima fra tutte l’odiosa tassa etnica sui frontalieri e per dare un futuro al Paese tramite l’individuazione di un nuovo modello di sviluppo che metta al centro il lavoro e l’economia reale; un accordo con l’Italia che preveda lo scambio automatico di informazioni immediato; una riforma fiscale che parta dall’equità e dalla giustizia sociale; la chiusura onorevole per tutti i contratti di lavoro.
Il Paese non può più attendere, è allo stremo delle sue forze, non per colpe esterne, ma per responsabilità di quella parte di potere politico ed economico che non ha voluto e non vuole cambiare verso la trasparenza.
Ora, visto che anche il Congresso di Stato ha deciso di intraprendere con chiarezza il cammino verso l’ingresso nella UE, come afferma il Collegio dei Garanti, avendo accolto con atti concreti la “sostanza” il quesito referendario, lo stesso si assuma la responsabilità di fronte al Paese di non perdersi in sterili dispute di primogenitura; se la vuole assumere, si accomodi pure, ma non faccia più soffrire il Paese, presentando domani stesso la richiesta di adesione all’Unione Europea, in quanto ciò sarebbe visto sul piano politico, diplomatico e dei rapporti internazionali come piena volontà al cambiamento.