Migliaia di vaccinazioni, visite specialistiche, esami di laboratorio, screening e trattamenti di profilassi per malattie infettive su altrettante migliaia di immigrati transitati per Rimini e la Romagna: il costo totale, dal luglio 2014 al settembre di quest’anno, è di 325mila euro.
Nel riminese, in particolare, sono state effettuate 157 vaccinazioni antidiftotetanica e altrettante contro la poliomelite, ma solo 24 per contrastare l’epatite B (contro le 977 di Ravenna, le 460 di Forlì e il nulla di Cesena) e 14 anti morbillo, parotite e rosolia (87 a Rvaenna, 77 a Forlì, nessuna a Cesena). Altissima l’attenzione che viene riservata al pericolo tubercolosi con 118 visite pneumologiche effettuate sugli immigrati arrivati a Rimini (71 a Ravenna, 22 a Forlì, nessuna a Cesena), 260 lastre al torace (1.025 a Ravenna, 125 a Forlì e 338 a Cesena), 88 i test Mantoux (26 a Ravenna, 126 a Forlì e 96 a Cesena). Assenti invece i marker per invididuare l’epatite C: nessun esame è stato fatto nel periodo in analisi a Rimini, la quasi totalità (1.200) è stata effettuata a Ravenna. Colpisce, invece, l’altissimo numero di trattamenti antiscabbia effettuati agli immigrati arrivati nella provincia riminese che sono 910, contro gli 82 di Ravenna e i 36 di Forlì. Uguale considerazione sui trattamenti antipidocchi: a Rimini sono stati 120, nessuno a Ravenna e Forlì, solo 10 a Cesena. Relativamente ai casi di malattie infettive individuate a Rimini sono state 40 quelle di tubercolosi latente (malattia non conclamata ma che può svilupparsi in futuro).
Dati molto diversi, nelle diverse province della Romagna. Cosa succede?
«Sono differenti metodi di lavoro che stiamo cercando di uniformare», risponde Raffaella Angelini, direttore de Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl Romagna.
In quale modo?
«Creando un ambulatorio per le prime visite preventive in ogni grande ospedale delle varie province, con le stesse linee guida, in modo da fare la visita e subito i raggi al torace per individuare, ad esempio, eventuali casi di tubercolosi».
A suo parere, queste ondate migratorie possono riportare nel nsotro Paese patologie ormai debellate?«Intanto stiamo parlando di profughi richiedenti asilo ed è un fenomeno che stiamo osservando da più di dieci anni. Per quanto riguarda la tbc i casi sono piuttosto stabili,. Tra quelli riscontrati però, come ho potuto osservare a Ravenna, aumenta il numero degli immigrati».C’è chi dice che si spende troppo per la salute di queste persone.«Fornire loro una adeguata assistenza sanitaria tutela anche la nostra popolazione. Questa è una cosa che non si deve dimenticare».
Rimini e la Romagna hanno un basso tasso di vaccinazioni: il flusso di migranti può determinare qualche particolare pericolo?«Il non vaccinare mette in una situazione di insicurezza a prescindere che ci sia la presenza di immigrati. È fuori discussione che moltissime malattie sono state debellate grazie alle vaccinazioni. E chi non le fa ai propri figli non pensa che questi, un giorno, per lavoro o piacere, potrebbero recarsi in Paesi dove certe patologie sono endemiche. A prescindere che arrivino da noi gli immigrati o meno».