IL TRUCCO per aggirare gli standard ambientali Usa sui motori diesel costerà carissimo a Volkswagen. Già ieri le azioni del numero uno europeo dell’auto hanno perso il 18,6% a Francoforte, un danno di quasi 16 miliardi di euro. Gli investitori temono il peggio e hanno scontato in anticipo la maximulta che il gruppo potrebbe vedersi infliggere dalle autorità americane, multa che nel peggiore dei casi potrebbe arrivare fino a 18 miliardi di dollari. Senza contare il costo dei richiami, i danni d’immagine e le conseguenze penali (in serata da Oltreoceano è arrivata prprio la notizia dell’avvio dell’indagine). Ma il danno alla reputazione è forse il più grave per un’azienda che basa gli affari su fiducia ed eccellenza ingegneristica dei suoi motori e sull’impegno nella riduzione delle emissioni.
L’AMMISSIONE di aver installato un software sulle centraline dei motori diesel, capace di rilevare quando la vettura è in fase di test e di modificarne il funzionamento per abbattere drasticamente le emissioni solo in quei momenti, potrebbe avere conseguenze imprevedibili per il marchio simbolo della Germania. Non a caso, il ministero tedesco dell’Ambiente ha annunciato che avvierà un’indagine per verificare se ci sono state violazioni analoghe in Germania. Perfino il ministro dell’Ambiente italiano Gian Luca Galletti, ora chiede rassicurazioni a Wolfsburg. Per Vw lo scandalo non poteva avvenire in un momento peggiore. Il gruppo è ancora scosso dalla battaglia ai vertici in aprile, che ha costretto alle dimissioni il patriarca Ferdinand Piech, rimasto però azionista di controllo con la quota del 51% in mano a Porsche. Martin Winterkorn, l’attuale amministratore delegato, è uscito vincitore da quella zuffa e qualche giorno fa Vw ha tirato una riga, annunciando di voler prolungare il suo contratto fino al 2018. Ma questo episodio increscioso potrebbe riaprire i giochi, considerando che Winterkorn è un ingegnere attento e si vanta di conoscere ogni bullone delle sue macchine.
LA TRUFFA scoperta dall’Epa risale al 2009, quando Winterkorn era già da due anni numero uno del marchio Volkswagen, una posizione da cui difficilmente questo dettaglio avrebbe potuto sfuggirgli, visto che le decisioni importanti di solito si prendono ai piani alti. Che sia mancanza di controllo, delirio di onnipotenza o uno sgambetto arrivato dall’interno? È questa la domanda che si pongono in molti dalle parti di Wolfsburg e in tutti e tre i casi, c’è poco da stare tranquilli. Winterkorn, come d’obbligo, ha ammesso la frode e si è detto «profondamente dispiaciuto» di aver «deluso la fiducia dei nostri clienti e del pubblico». Vw ha anche affidato a una società esterna l’incarico di condurre un’inchiesta sul caso, e ha sospeso con effetto immediato la vendita dei modelli equipaggiati con il motore diesel 2 litri. Gli incriminati? Negli Usa sono Golf, Jetta, Passat, Maggiolino e Audi A3. Visti i precedenti della concorrenza, è possibile che lo stesso manager sia costretto a chiedere scusa in pubblico di fronte al Congresso, come era accaduto recentemente a Mary Barra di Gm e a Akio Toyoda della Toyota, cui venne comminata una multa di 1,2 miliardi per i veicoli che acceleravano improvvisamente senza che il conducente potesse frenarli.
Fonte: LA STAMPA