Volley A2, Tifanny si difende: “Il talento non ha sesso, mi sento donna”

Si accende la polemica nella serie A2 femminile di volley dove l’esordio di domenica scorsa con la maglia della Golem Palmi di Tifanny Pereira da Abreu ha scatenato la rabbia del presidente della Millenium Brescia, Roberto Catania, squadra che, insieme alla formazione calabrese, è in lotta per un posto nei playoff. A scatenare la diatriba è il sesso della 32/enne pallavolista brasiliana che fino a qualche anno fa giocava in Belgio, ma nella serie maschile.

LA POLEMICA – Tifanny, operata nel 2014 e da allora, a tutti gli effetti una donna aveva avuto qualche giorno fa il via libera dalla federazione internazionale della pallavolo per giocare in un campionato femminile, così la decisione del Palmi di farla esordire. Poco elegante l’uscita di Emanuele Catania, general manager del club delle leonesse che aveva ironizzato sulla possibilità di andare in Brasile a ingaggiare tre trans per poterli schierare in vista dello scontro diretto del 12 marzo e vincere il campionato. Più pacata la reazione della giocatrice brasiliana. “Quelli del Brescia può andare dove vuole, l’importante è che prenda tre che sappiano giocare”.

IL TALENTO NON HA SESSO – “Non è che sai giocare bene a pallavolo solo perché sei trans – spiega la Pereira -. Conta il talento, devi saper giocare. E il talento lo possono avere sia un uomo, sia una donna, sia un trans. La mia essenza è di donna – conclude -. Io ho cambiato per me, per il mio essere. La pallavolo è il mio lavoro”. E a guardar bene lo fa anche nel migliore dei modi visto l’ottimo esordio in campionato nel successo del Palmi (3-1) contro Trento con 28 punti messi a referto e titolo di Mvp della gara. In quella partita la formazione calabrese, senza la brasiliana, aveva perso il primo set 25-17, per poi ribaltare l’esito con l’ingresso nel secondo set di Tifanny.

BRESCIA PRONTA A UNA CLASS ACTION – Ma la polemica sembra non finire qua, perché in vista dello scontro diretto le giocatrici di Brescia hanno dichiarato di essere pronte a ricorrere a una class action, perché danneggiate da un regolamento che non prevede una eventualità di questo tipo. Nelle ultime ore, però, la società ha scongiurato una protesta di questo tipo, mentre il presidente della Lega femminile, Mauro Fabris, si è detto disposto a rispondere ad ogni domanda dei club che si sentissero danneggiati.

LEGA FEMMINILE CHIEDE ACERTAMENTI – “Il nostro movimento chiede di venire a conoscenza se le indicazioni del Cio siano state recepite e correttamente applicate dalla Fivb e dalla Fipav. Ovviamente nulla abbiamo da eccepire su queste normative”. E’ uno dei passi della lettera scritta dal presidente della Lega volley femminile, Mauro Fabris, al presidente del Fipav, Carlo Magri, e del Coni, Giovanni Malagò, sul tesseramento di Tiffany Pereira, la schiacciatrice che prima giocava con gli uomini. “Per avere i chiarimenti opportuni riferiti all’applicazione, nel caso in questione, delle normative per atleti transgender e per avviare un confronto sereno e responsabile su simili vicende – prosegue -. Nel renderci conto della delicatezza e complessità di un tema così sensibile, ma anche consapevoli del fatto che proprio per tali particolarità, in ambito sportivo, l’unico che ci compete, la Lega non ha possibilità di intervenire e gestire il futuro, crediamo sia giunto il momento di chiedere alla Federazione di valutare l’opportunità di aprire una valutazione circa le modalità di inserimento degli atleti transgender”

MALAGO’: “DOVRANNO CHIEDERE SCUSA ALL’ATLETA” – “Se gli elementi sono stati verificati, credo non solo che non se ne debba parlare ma che sia necessario chiedere scusa all’atleta”. Lo dice con decisione il presidente del Coni, Giovanni Malagò. “Il concetto è

semplicissimo – spiega il capo dello sport italiano a margine di un evento al Salone d’Onore – il Cio ha emanato prescrizioni di carattere numerico relative al livello di testosterone sotto cui non c’è nessun problema. Sopra i livelli di testosterone consentiti è doping”, al contrario “se gli elementi sono stati verificati credo non solo che non se ne debba parlare. Di conseguenza l’argomento è chiuso e non c’è da agitarsi troppo”. Repubblica.it