
Quando non si hanno idee e proposte, la mossa più semplice è denigrare l’avversario. Ne sa qualcosa la sinistra, che ha trascorso la campagna elettorale a delegittimare il centrodestra e che non ha intenzione di cambiare strategia. L’elezione dei presidenti di Camera e Senato – Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa – ha mandato su tutte le furie il Partito Democratico e non sono mancati attacchi personali. Un clima d’odio che ha generato anche minacce nei confronti del neo titolare di Palazzo Madama, con tanto di stella a cinque punte legata alle Brigate Rosse. L’ultimo dem a spargere un po’ di odio nei confronti dell’avversario è Vincenzo De Luca.
Le stoccate di De Luca
Ospite del convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria a Capri, il presidente della Regione Campania ha esordito con una punta di ironia: “Sono tra quelli che non hanno ancora smaltito l’emozione, sono commosso per le due scelte fatte: Ignazio ‘Benito’ La Russa e quell’altro”. Soffermandosi sull’esponente di Fratelli d’Italia, De Luca ha aggiunto: “Ora è la seconda carica dello Stato: mi auguro che vada vestito un po’ meglio, senza la camicia e la panza di fuori, per motivi estetici”. A parti invertite, chissà quanti sproloqui sul bodyshaming.
Secondo De Luca, l’elezione di La Russa al Senato e di Fontana alla Camera non rappresenta una scelta di innovazione politica ma di “politica politicante”. Il giudizio sul leghista – definito dal governatore anche “troglodita” – è piuttosto perentorio: “Fontana è perfino pericoloso, perché rispetto a Fontana Ferdinando di Borbone era un rivoluzionario”. Non sono mancate le insinuazioni nei confronti di Giorgia Meloni:“Una donna intelligente, sa fare politica. Ma la mia lettura dell’operazione La Russa è che è un esempio di politica politicante, di politica alla Scilipoti. Nella notte prima si sono comprati qualche voto dall’opposizione”. Sul futuro governo, De Luca non ha dubbi sulla sua durata a causa della debolezza degli antagonisti, ma anche perché a nessuno interessa tornare alle urne. Grande prudenza, invece, sui risultati dell’azione del nuovo esecutivo: “Sento la Meloni dire il contrario di quello che ha detto per 10 anni. Cambiare idea può essere segno di intelligenza, ma perché non sia trasformismo serve l’onestà intellettuale di dire per quale motivo si sono cambiate le opinioni”.
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