TESI, tesissimi. Al punto da farsi scappare dei gestacci osceni che buttano all’aria tutto e costringono Pietro Grasso a sospendere la seduta. Alle cinque della sera è bagarre al Senato, impegnato nel voto più delicato della Riforma costituzionale, quello sull’articolo 2 del ddl Boschi. E il dato politico che emerge da una giornata di (ennesima) ordinaria follia istituzionale, è un governo che ‘regge’, ma che non può contare sulla maggioranza assoluta dei voti. I numeri, quelli più significativi del voto segreto di due sub emendamenti, a firma Carderoli (Lega) e De Petris (Sel), all’emendamento Finocchiaro di modifica al comma 5 dell’articolo 2 del ddl Boschi sulle modalità di elezione dei senatori, un nodo delicato. Che però è stato districato con 160 sì (sotto la soglia della maggioranza assoluta di 161 voti), solo 3 gli astenuti. Ed è stato chiaro, fin da subito, che anche a quota 161, senza Verdini&Co, il governo sarebbe andato sotto.
MA IL PUNTO di giornata, alla fine, diventa un altro. Diventa il gesto di Lucio Barani, il capogruppo Ala, che si rivolge a una collega (Barbara Lezzi, del M5S) mimando con la mano l’invito ad un atto sessuale. Più volte. Gesto accompagnato da parole che lo spiegano con Denis Verdini, giusto lì di fianco, che sghignazza.
È scoppiato il putiferio. Dai banchi stellati, Paola Taverna ha fatto volare parole grosse («Brutto porco, maiale»), l’Aula si è infervorata, Barani ha subito giurato e spergiurato, «sulla mia onorabilità», di non aver fatto alcun gesto sconveniente: «Se loro interpretano il gesto in maniera maliziosa…». Queste giustificazioni di Barani hanno fatto infuriare ancora di più le senatrici stellate. Barbara Lezzi: «Presidente – ha detto, rivolgendosi a Grasso – il gesto volgare e scurrile l’ho ricevuto io e sono io che decido se accettare le scuse dal senatore Barani. Il senatore Barani ha fatto un gesto eloquente contro una donna. Vogliamo i video».
Grasso attonito e imbarazzato, non ha portuto far altro che sospendere la seduta, mentre il nuovo padre costituente, Denis Verdini, se la rideva ancora in un angolo dell’Aula e Maurizio Gasparri, verde di rabbia, usciva di corsa come se avesse altre cose per la testa. Il gesto sessista di Barani, comunque, non rimarrà una pura testimonianza della tensione del momento. La vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, ha preteso la convocazione del Consiglio di presidenza per valutare la questione.
IL CASO Barani, insomma, finirà lunedì sul tavolo di Grasso, con l’acquisizione delle riprese televisive. Probabili conseguenze disciplinari. Dicono che la ministra Boschi fosse furibonda: «Inqualificabile – avrebbe detto – non si possono consentire stupidate del genere. Tanto più qua».
Ma giusto qualche minuto prima che si arrivasse a questo show down del buon gusto, in Senato è arrivato Angelino Alfano.
Il ministro dell’Interno «è dovuto venire – sussurrava un Ncd di sicura fede – perché sennò a sera non si ritrova più il gruppo perché Verdini glieli sfila a uno a uno». Alfano è andato a parlare con Verdini direttamente in Aula, conscio che ormai il progetto dell’ex compagno di partito è quello di creare una nuova gamba di centro a sostegno del governo. La bagarre creata dal gesto di Barani, comunque, ha provocato una dilazione di tempi che porterà ad oggi il voto sull’articolo 2 della legge.
Certo, i voti della maggioranza si assottigliano ad ogni passaggio, ma non c’è nessuna preoccupazione, da parte di Renzi. «Avanti con la guardia sempre alta», dicono, battaglieri, i suoi, ma di questo passo, scommettono i Dem, si chiuderà anche prima del 13 ottobre. Con tante grazie all’amico Denis.
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