Il virus delle zanzare continuare a preoccupare. Un uomo di 72 anni è morto per infezione da West Nile nell’ospedale di Caserta, dove era ricoverato. Si tratta del quarto decesso in Campania e l’ottavo in Italia. Altri due nuovi casi autoctoni di West Nile sono stati registrati in Lombardia. Sono due donne, una 38enne a Milano e una 66enne a Pavia. Soltanto quest’ultima è attualmente ricoverata. Lo rende noto all’ANSA la Regione Lombardia. Intanto a Oristano è ricoverato un 72enne in condizioni critiche: è il primo contagio accertato in Sardegna di quest’anno.
L’anziano, di Maddaloni, nel Casertano, aveva malattie pregresse e un quadro clinico complesso. Sempre di Maddaloni anche un’altra delle quattro vittime campane.
Non c’è un cluster ma l’allerta resta alta
I tre casi mortali di West Nile nel Casertano, di cui due solo a Maddaloni – l’80enne di due giorni fa e il 72enne morto stamani 30 lugio – fanno alzare la soglia di attenzione dell’Asl di Caserta sull’area ad est della provincia, quasi al confine con il beneventano e il napoletano. Non c’è ancora un cluster, ma sono in corso indagini epidemiologiche, così come nell’area di Trentola Ducenta, da dove appunto proveniva il 68enne morto ieri in rianimazione all’ospedale Moscati di Aversa. Oggi si registrano inoltre altri due casi di positività al virus, e uno dei pazienti è in gravi condizioni. I tre casi di persone decedute hanno punti in comune: si tratta infatti di persone immunodepresse e dal quadro sanitario già in parte compromesso, e anche il 72enne morto oggi aveva importanti patologie pregresse. Proprio il già grave stato di salute, che obbligava tutti e tre a stare quasi sempre a casa, eccetto quando si dovevano spostare sempre per motivi sanitari, fa ipotizzare che il contagio sia avvenuto nelle loro abitazioni tramite la puntura di zanzare, che a loro volta si infettano e diventano portatori del virus tramite determinati tipi di uccelli selvatici. I tre pazienti deceduti avevano tutti gli stessi sintomi, in particolare encefaliti e febbre.
Cosa fare se si ha soggiornato in quelle zone
Chi ha soggiornato anche solo per una notte nelle aree in provincia di Milano, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Varese o in una delle altre 25 province italiane coinvolte (tra cui Roma, Bologna, Napoli, Latina, Torino e Verona), dovrà sottoporsi a un test specifico, il Nat, prima di poter donare sangue.
In alternativa, sarà necessario attendere 28 giorni.
Il test Nat è in grado di individuare il virus anche in fase precoce, quando non sono ancora comparsi i sintomi. È una misura di sicurezza fondamentale per evitare la trasmissione del virus tramite trasfusioni, una modalità rara ma possibile oltre alla classica puntura di zanzara. La situazione è tenuta sotto stretto controllo e le autorità sanitarie regionali hanno potenziato il monitoraggio di zanzare e uccelli selvatici, considerati serbatoi naturali del virus.
Primo caso in Sardegna
L’uomo, con patologie pregresse, presentava i sintomi del virus e gli esami del Laboratorio analisi dell’Aou di Cagliari hanno accertato il contagio. Le condizioni del 72enne sono critiche da martedì 29 luglio e per ora la situazione è invariata. A giugno nell’Oristanese c’erano stati i primi due casi accertati di contagio, una cornacchia ad Arborea e un’altra a Oristano. All’inizio di luglio il virus era stato trovato in un gruppo di zanzare e ora c’è il primo umano contagiato.
Le misure di controllo e contenimento
La sorveglianza e il contenimento del virus West?Nile, in Lombardia, si basano su un sistema integrato coordinato tra Regione, Ats locali, Comuni e Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna. I Dipartimenti veterinari delle Ats hanno un ruolo attivo nelle fasi di sorveglianza entomologica, sorveglianza sull’avifauna selvatica e sugli equidi.
In alcuni siti scelti attraverso valutazione da parte di entomologi, privilegiando posizioni fisse georeferenziate, vengono utilizzate trappole attrattive a CO2, senza luce, con richiamo di anidride carbonica, ottimali per la cattura di specie vettori. Le zanzare raccolte ogni due settimane vengono identificate per specie, raggruppate in pool. I pool vengono quindi inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna per l’analisi molecolare. Alla prima evidenza di virus in una trappola, scattano immediatamente le misure restrittive: controlli su sangue, organi e tessuti donati per la provincia in cui è presente la trappola e nelle province confinanti a 5?chilometri intorno alla trappola.
Leggo.it