BARACK Obama e François Hollande hanno parlato in simultanea, dal summit del G20 di Antalya in Turchia e dal Parlamento francese, ma le loro strategie contro l’Isis sembrano già andare in direzioni opposte. La Casa Bianca non cambia linea e non manderà truppe sul campo se non alcune dozzine di forze speciali che sono già in Siria. Potenzierà però i raid aerei e gli aiuti alla popolazione se inizieranno i negoziati per la transizione e verrà attivato il cessate il fuoco. Hollande è per un’azione più muscolare e immediata e vuole incontrare Putin e Obama prima della Conferenza sul clima per arrivare a una risoluzione del Consiglio di sicurezza che dia l’ok a una massiccia azione contro i terroristi del Califfato. «Abbiamo raggiunto un accordo per semplificare la condivisione di informazioni di intelligence e militare con la Francia per prevenire nuovi attacchi» – ha detto Barack –. Inviare nostre truppe di terra in Siria sarebbe un errore. Una strategia è buona quando si riesce a sostenerla». Una strada che anche l’Ue, Italia compresa, non ha intenzione di percorrere. Lasciando solo Hollande (con la Russia).
IL PRESIDENTE Usa ha aggiunto che «c’è intesa sul fatto che la crescita economica e gli investimenti devono essere inclusivi in modo da ridurre le disuguaglianze e dare più risorse ai lavoratori». E c’è l’intesa per arrivare «a isolare le cause che hanno prodotto il terrorismo e che adesso vedono il suo principale sviluppo nella guerra in Siria».
Solo Mosca finora ha risposto a Hollande sostenendo che la strategia contro l’Isis deve essere «comune» e Putin si è detto pronto a vedere il presidente francese nei prossimi giorni anche se Parigi e Mosca non sono affatto allineati sul futuro e sul ruolo che Assad e Damasco devono giocare in queste ore. Ma mentre la Merkel dice «siamo più forti di qualsiasi terrorismo» e Obama invita a «non comparare i rifugiati con gli estremisti islamici», dal summit di Antalya completamente oscurato dalle stragi di Parigi, l’indicazione più forte e condivisa è quella di colpire le fonti di finanziamento del Califfato, dal petrolio venduto illegalmente al traffico di armi e di essere umani che finora non è mai stato fatto.
LA DECISIONE di «tagliare i flussi finanziari» verso i gruppi del terrore, ha detto il premier inglese Cameron, si rivelerà decisiva, mentre il padrone di casa, il presidente turco Erdogan, non si è stancato di ripetere che «legare il terrorismo a una religione è un’offesa all’umanità». Obama bolla l’Isis come «volto del male». E lo stesso Erdogan ha messo la parola ‘fine’ al regime di Assad: il rais siriano «non si ricandiderà alle prossime elezioni, lascerà entro sei mesi».
La Repubblica