Zanzara “Tigre”, in Italia cresce il rischio di infezioni dengue e chikungunya: sotto osservazione coste e periferie

L’Italia si trova di fronte a un crescente rischio sanitario legato alla diffusione di due virus trasmessi dalla zanzara tigre: dengue e chikungunya. A renderlo noto è uno studio pubblicato oggi, giovedì 10 luglio, sulla rivista Nature Communications, frutto di un lavoro congiunto tra Fondazione Bruno Kessler, Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute e Regioni/Province autonome.

A essere potenzialmente più esposte, secondo i ricercatori, sono le aree costiere e le periferie urbane della penisola. Non importa che in certi territori non si siano ancora verificati casi: le condizioni climatiche attuali, unite alla ripresa dei viaggi internazionali e alla presenza stabile delle zanzare vettori, rendono sempre più realistica la possibilità di trasmissione anche in zone finora esenti.

L’analisi, che ha preso in esame i dati raccolti tra il 2006 e il 2023, ha utilizzato modelli matematici per mappare il rischio in base alla densità abitativa, ai dati climatici e alle informazioni entomologiche. Ne è emerso un quadro chiaro: 388 casi autoctoni di dengue e 93 di chikungunya sono stati diagnosticati in Italia nel periodo considerato. A questi si aggiungono 1435 infezioni di dengue e 142 di chikungunya contratte all’estero e importate nel Paese, per lo più da Thailandia, Cuba, India e Maldive nel primo caso; India, Repubblica Dominicana, Brasile e Thailandia nel secondo.

Il momento dell’anno più a rischio? Da luglio a settembre, con un’estensione fino a novembre nelle regioni del Sud. È proprio in questo arco temporale che un singolo caso importato può dar luogo a un focolaio locale.

Per gli autori dello studio, è fondamentale mantenere alta la vigilanza e rafforzare la preparazione clinica. Serve maggiore consapevolezza da parte dei viaggiatori in rientro da zone dove i virus sono endemici, e una rete di sorveglianza capillare in grado di intercettare rapidamente eventuali nuovi casi.