Zelensky, il presidente dell’Ucraina che in piena guerra ha trovato il tempo di dichiarare che aprirà alle unioni civili per consentire  anche alle coppie gay di sposarsi … di Gianni Toffali

Gianni Toffali

Zelensky, il presidente dell’Ucraina che in piena guerra ha trovato il tempo di rassicurare i suoi concittadini (ma soprattutto l’Unione Europea che ripaga mandando armi) che aprirà alle unioni civili per consentire  anche alle coppie gay di sposarsi (dettaglio che rivela le priorità dell’ex comico), è stato clamorosamente accusato da Amnesty International di avere usato civili come scudi umani. Ritardata scoperta dell’acqua calda: dall’inizio dell’operazione speciale, dai rispettivi canali youtube e telegram,  i giornalisti italiani (non prezzolati e non al soldo del padrone) Vittorio Rangeloni e Giorgio Bianchi, hanno quotidianamente denunciato con tanto di servizi video, le nefandezze perpetrate dall’esercito ucraino sui propri connazionali, inclusa la farsa della cosiddetta strage di Bucha e molti altri massacri attribuiti all’esercito russo. Ovviamente nessun media mainstream si è sognato di mandare in onda tali scomode testimonianze. Nel dettaglio, Amnesty International ha condotto una ricerca durata settimane, tra aprile e luglio, nelle regioni di Kharkiv, del Donbass e di Mykolaiv, visitando le zone di battaglia e intervistando varie persone coinvolte. Il quadro che ne è uscito,  è risultato inquietante e drammatico. Per contrastare le forze russe, l’esercito ucraino ha messo in pericolo la popolazione civile, portando gli obiettivi militari e i combattimenti nei centri abitati, inclusi ospedali e scuole. Secondo Amnesty International queste strategie “violano il diritto internazionale perché trasformano obiettivi civili in obiettivi militari”. I ricercatori dell’Ong, con il suo Crisis Evidence Lab, hanno trovato prove (supportate da immagini satellitari) di attacchi lanciati dalle forze ucraine da centri abitati in ben 19 città e villaggi. Un sopravvissuto civile ad un attacco russo in una zona abitata di Bakhmutha ha confessato ad Amnesty International  che “Non ci è permesso dire nulla su cosa fa l’esercito, ma siamo noi a pagare le conseguenze”. La segretaria generale di Amnesty International, la francese Agnès Callamard, ha preteso l’allontanamento immediato dell’esercito ucraino e dei mercenari atlantisti, dai centri abitati e l’evacuazione dei civili dalle zone di combattimento. Preghiera che resterà lettera morta: i paesi vassalli dell’America e del patto Atlantico, da buoni cagnolini, non posso disobbedire ai loro padroni.

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