Zingonia (BG), tra le torri da abbattere «Salvini è arrivato tardi»

dowAler sta acquistando, a fine anno si entrerà nel vivo con gli espropri degli appartamenti devastati da degrado e criminalità. La battaglia di chi, comunque, non se ne vuole andare: «Se siamo a questo punto, non è colpa nostra»

Nella Zingonia da abbattere il degrado ha consumato tutto. Ha consumato le facciate degli androni, rosicchiate dagli spacciatori che usano la calce per tagliare la cocaina. Le cantine, inagibili perché i rifiuti arrivano alle ginocchia. Gli scarichi della rete fognaria. All’Anna 3, se qualcuno va alla toilette, te ne accorgi stando in cortile, quando il rigolo che scorre tra le lastre di amianto e i campanelli (rotti) si rianima. Ha consumato gli inquilini, quelli fuggiti lasciandosi alle spalle il sogno della città del futuro (nel 2009 erano 650) e quelli rimasti (230) con appartamenti che oggi valgono una miseria. Paradossalmente ha usurato, il degrado, persino la criminalità. Ci sono stati gli anni in cui si spacciava senza problemi, gli anni in cui tenevi la dose in tasca e la droga in casa. Adesso le strade restano un supermercato, ma le scorte si nascondono altrove, lontano, perché qui è tutto talmente «oltre il limite» che i riflettori non si abbassano mai. Carabinieri e polizia sono una presenza fissa.

La polemica leghista e l’odissea burocrati

Il sindaco di Ciserano Enea Bagini, renziano al secondo mandato, ai piedi della scrivania ha una montagna di raccomandate. Sono le ultime che il postino ha portato indietro perché una marea di inquilini è irreperibile. Tutti i passaggi dell’iter burocratico che porterà agli espropri vanno comunicati per legge. «Ma ogni volta ci mettiamo 3, 4 mesi», calcola. Alle sei torri costruite negli Anni ’60 le ruspe ancora non si sa quando arriveranno, nonostante il progetto dell’Aler sia partito nel 2012. I condomini saranno rasi al suolo e ricostruiti, come gridava Matteo Salvini alla festa della Lega di Pontirolo, quella del ballo di gruppo. «È arrivato tardi — sottolinea Bagini —. Fossi stato in lui invece di fare polemica, avrei ricordato che se non fosse stato per Daniele Belotti (segretario provinciale della Lega ed ex assessore regionale, ndr), al progetto non saremmo mai arrivati». Ma, appunto, al di là dei ricorsi respinti al Tar, la strada è lunga, rallentata da persone che non si trovano, casi di defunti il cui decesso non è mai stato denunciato, speculatori spregiudicati. «C’è chi — racconta il sindaco — ha acquistato con il mutuo, anche più di un alloggio. Ha affittato. Poi a un certo punto ha smesso di pagare le rate pur continuando a incassare gli affitti». Bagini conosce tutti, invita chi incontra a passare in municipio per ritirare le lettere di proposta dell’Aler, che piano piano dovrà acquistare il pacchetto intero. In cambio offre una sistemazione a canone calmierato e soldi ai proprietari. Cifre molto basse. Sul sito del tribunale, sezioni aste, i prezzi difficilmente superano i 10 mila euro. Gli appartamenti comprati finora si riconoscono dal marchio in bomboletta sugli ingressi murati. Dove non ci sarà un accordo, scatterà l’esproprio. «Contiamo di chiudere l’iter a fine anno», la previsione di Bagini.

Tra carcasse e disperazione

L’Athena al 5 di via Monaco è il palazzo-discarica. Il marocchino che scende le scale, ciabatte e sigaretta, ha un figlio in carcere per omicidio. Lui passa le giornate a coltivare l’orto, tra bici rubate, carcasse d’auto (66 quelle recuperate lo scorso anno) e il tappeto di rifiuti che, ovunque, è una costante. La ragazza albanese del quarto piano ferma vigili e sindaco per il rubinetto che perde. Il compagno è detenuto, lei fa la prostituta. La casa è una di quelle andate all’asta ma il vecchio proprietario, un pakistano, a volte torna, la pesta e pretende i soldi. Nelle torri non c’è niente che funziona, eccetto l’acqua. Da quando ognuno paga la sua parte, i consumi si sono ridotti drasticamente e i conti li fa quadrare Bagini passando a riscuotere le bollette. «Non ho alternative», allarga le braccia. Gli ascensori, invece, sono fermi dal 2006. E chi vuole le scale illuminate allaccia la lampada al suo contatore. Altrimenti, è buio.

I residenti: «Noi ci crediamo ancora»

Fa così Maria Ferrarese, arrivata a Zingonia, dalla Basilicata, nell’83. Lei e il marito sono gli unici italiani rimasti, il loro pianerottolo lo riconosci subito. È pulito e tutto un fiore: «Eravamo stati — ricorda — in una traversa di corso Buenos Aires, a Milano, ma erano palazzi a ringhiera che mi erano sembrati così brutti… Qui invece sembrava tutto bellissimo. Avevo visto la pubblicità, parlavano della città del divertimento. C’era una limousine per la strada, la fontana illuminata. E allora ci siamo decisi». Cinquanta milioni di vecchie lire. «Adesso — si sfoga — ci vogliono mandare in altre case Aler in affitto, dandoci 6 mila euro di indennizzo, una vergogna. Abbiamo 70 anni, ormai, vogliamo una casa nostra». Fa parte del comitato contrario alla demolizione: «Perché le istituzioni non fanno qualcosa invece di distruggere? Sono appena tornata dalla Basilicata, da sola perché mio marito è rimasto a casa per evitare di ritrovarcela occupata». Il cantante d’opera Guillermo Dominguez ha installato le inferriate per blindare il suo piano, l’ultimo all’Anna 2. Era l’unico modo per bloccare il viavai nel sottotetto: «Io giro l’Italia e il mondo per lavoro, ma mia madre abita fissa a Zingonia da 28 anni. Non abbiamo mai voluto andarcene e ancora crediamo che un recupero sia possibile. Però, se dobbiamo rassegnarci, almeno sia per un rimborso dignitoso. Il degrado ha raggiunto livelli intollerabili, ma dopo tutto non per colpa nostra».

Corriere.it