
Ci sono le pressioni della magistratura. Gli occhi puntati dei media e dell’opinione pubblica. C’è una certa preoccupazione dalle parti di Palazzo Chigi per l’audizione di domani di fronte ai pm di Bergamo che indagano sulla mancata zona rossa. Giuseppe Conte si dice tranquillo, ostenta sicurezza. Ma teme l’arrivo di un avviso di garanzia, passaggio che in Italia – ahinoi – spesso significa la fine di una carriera politica. Il premier dovrà infatti spiegare perché nessuno decise di chiudere la Val Seriana prima dell’8 marzo, quando la Bergamasca venne inclusa con tutta la Lombardia nella maxi zona rossa. Ed è inevitabile che le domande dei magistrati andranno anche a indagare cosa successe quel 5-6 marzo, quando quasi 400 uomini tra carabinieri, polizia, guardia di finanza ed esercito vennero mobilitati e inviati a Bergamo. Tutto era pronto per far sbarrare Alzano Lombardo e Nembro, poi però dopo quattro giorni arrivò l’ordine del rompete le righe. Perché?
La vicenda si svolge tra giovedì 5 marzo e lunedì 9. Il III Reggimento “Lombardia” dell’Arma dei Carabinieri si ritrova in un hotel nella Bergamasca non lontana dal focolaio. Gli altri uomini delle forze dell’ordine (in totale 110 carabinieri, 120 poliziotti, 50 finanzieri, 90 effettivi dell’esercito) verranno invece divisi in diversi alberghi della zona. “Del Reggimento sono andati in 60 con circa 30-35 auto e non i mezzi blindati”, racconta una fonte al Giornale.it. “Noi di solito facciamo antisommossa, ma essendo bloccati sia il campionato e che i servizi di ordine pubblico eravamo di supporto alle zone rosse e i controlli in strada. La compagnia di intervento operativo era già impegnata a Codogno. Quindi essendoci la necessità di avere altri uomini per creare una possibile seconda zona rossa ad Albino, Alzano Lombardo e Nembro, sono stati messi in emergenza e fatti partire circa 60 uomini del nostro Reggimento, prendendo i ragazzi delle compagnie operative”.
Insomma: tutto sembra pronto. Una parte dei contingente inviato in Val Seriana avrebbe dovuto chiudere per una notte l’area, poi sarebbero arrivati i rinforzi il giorno successivo. Manca solo l’ordine definitivo dei superiori. Nel frattempo il numero di contagi sta salendo. Il 3 marzo la Lombardia aveva avvistato il governo del possibile focolaio in Val Seriana. Palazzo Chigi aveva chiesto un consiglio al Cts, che proprio il 5 marzo invia una nota scritta per evidenziare che “pur riscontrandosi un andamento della curva epidemiologica simile ad altri Comuni della Regione Lombardia, i dati in possesso rendono opportuna l’adozione di un provvedimento per inserire Alzano Lombardo e Nembro nella ‘zona rossa’”. È il momento delle scelte.
In quelle ore i giornali iniziano a pubblicare le prime fotografie dei carabinieri pronti a intervenire. “Stavano già predisponendo le transenne”, racconta la fonte al Giornale.it. Poi qualcosa si inceppa e il blocco “non viene mai attivato”. “Dovevano dividerci in piccole squadre da tre uomini – ha raccontato invece una fonte a Rep -. E disporci sul territorio agli ingressi di Alzano e Nembro. Alle 21.30, dopo una giornata di attesa, non arrivando disposizioni, ci dicono di rientrare. Ognuno nelle proprie caserme. Ma ci ordinano di restare pronti, eventualmente, per la mattina dopo”. Poi però tutti i quasi 400 uomini resteranno nelle stanze di hotel fino al lunedì 9 marzo, quando l’Italia diventerà una intera zona protetta. “Siamo stati tre giorni in albergo ad attendere notizie su come doveva essere svolto il servizio – riferisce al Giornale.it un appuntato mobilitato sul posto – Tutti fermi in hotel ad aspettare”. Lamorgese, Speranza e Conte dovranno spiegare perché.
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