Nel luglio del 1989, la Riviera romagnola viveva il periodo più difficile della sua storia di polo turistico. Di fronte all’invasione delle mucillagini, l’impresa ricettiva balneare rischiò il tracollo.
Avevano già fatto una breve comparsa nel ferragosto dell’88 per andarsene dopo pochi giorni. E quando, l’8 luglio dell’89, le mucillagini crearono un interminabile tappeto di poltiglia sulle acque della Riviera, qualcuno azzardò previsioni ottimistiche: entro pochi giorni, sarebbero state un ricordo. Ma il tappeto marrone rimase per tutto il mese, il luglio più nero della storia del turismo romagnolo. Ci volle poco a capire che le dimensioni del fenomeno erano drammatiche: il 12 luglio, a Regione e Governo era già arrivata la richiesta di riconoscere lo stato di emergenza. La Riviera era impreparata e impotente (“Sindaci allo sbando. Lo scoordinamento è ormai totale: di Comune c’è solo la rabbia”, Carlino del 12 luglio 1989).
)Si vagliarono disparate soluzioni: pompe di ossigeno, macchine aspiranti, barriere in acqua. Ma l’unica soluzione concreta furono i camion che ogni giorno dalla riva portavano in discarica tonnellate di melma gelatinosa. E intanto, complici anche titoli cubitali sulla stampa tedesca, le disdette arrivavano in massa, con un calo stimato tra il 40 e il 50% (“E’ un mare di lacrime”, Carlino del 22 luglio). Le alghe ad agosto se ne andarono, le loro conseguenze durarono per anni. L’industria turistica puntò sul mondo della notte, che era già un elemento forte (“Solo i igovasni dicono:il mare è brutto, ma veniamo qui per le discoteche”, Carlino del 14 luglio).
Con la notte, si esagerò anche: gli anni ’90 portarono quella fama di sballo e trasgressione che ancora oggi la Riviera fatica a togliersi di dosso.
(Newsrimini.it)
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