25 Aprile Memoria distorta … di Sergio Pizzolante

25 Aprile
Memoria distorta
Le feste mi hanno sempre provocato tristezza, il 25 aprile più delle altre.
Perché la festa ha in se sempre qualcosa di falso, i baci, gli abbracci, gli auguri ripetuti all’infinito, i messaggi in serie, i regali obbligatori.
Uniche cose vere: il colesterolo, la glicemia.
Però, mentre il Natale o la Pasqua sono più o meno condivise, va in scena una condivisione, il 25 Aprile no.
Vanno in scena condivisioni separate.
Quindi una finta condivisione, quasi una finzione.
Natale e Pasqua: è nato davvero! È risorto?
Non tutti sono convinti, ma a quasi tutti piacerebbe fosse andata così.
Il 25 Aprile?
Ognuno ha il suo, in realtà, tutti fanno finta sia di tutti.
Il vero 25 Aprile di tutti o quasi tutti si è celebrato nel 46, 47.
Poi un percorso in cui la finzione ha prevalso sulla ragione.
Subito dopo la liberazione prevaleva il senso di libertà. I baci e gli abbracci erano veri, fra tutti.
Fra i vincitori. Verso gli sconfitti anche.
Si fece il CLN, tutti insieme, la Costituzione, tutti insieme, il Governo, tutti insieme, l’amnistia verso gli sconfitti, tutti insieme.
Gli sconfitti persistenti erano fuori dalla festa naturalmente, ma i vincitori che erano stati resistenti seppero avere pena, pietas, disponibilità a riaccogliere, figlia della riconquistata grandezza della libertà e della democrazia.
Tutto cambia con le elezioni del 48.
E ancor prima con la cacciata delle sinistre, del PCI in particolare, dal Governo di unità nazionale.
Dopo il 48, come scrive Giovanni Belardelli su Il Foglio, “la Dc( poi anche i socialisti e i laici, dico io) poneva l’accento sulla guerra e sulla Resistenza come sacrificio morale di tutto un popolo e sulla necessità, caduto il fascismo, di una riconciliazione nazionale, mentre il Pci sottolineava la centralità della lotta armata a scapito di altre forme di resistenza civile (in entrambi i casi si verificava quella “distorsione della memoria”, come l’ha definita Michele Salvati, per cui agli occhi degli italiani il fascismo finiva con l’apparire sconfitto non dagli Alleati ma dai partigiani)”.
E per i comunisti, dai partigiani comunisti più degli altri.
Non era vero, non è vero, ma era il non detto che diventava detto, nelle feste.
E nel racconto della festa.
Per questo la Festa e via via diventata non più condivisa. Da tutti allo stesso modo.
Per la memoria distorta a fini politici.
Materia di battaglia politica.
Si è anche recentemente discusso molto, ad esempio, dell’attentato di via Rasella, che poi portò alla rappresaglia barbara.
Ecco, Nenni non era d’accordo!
Furono le unità partigiane del partito comunista a volerle, Nenni, capo del partito socialista e delle Brigate Matteotti non era d’accordo.
Diceva ai suoi compagni che bisognava impegnarsi in altri battaglie di liberazione, come far fuggire i prigionieri politici, da Saragat a Buozzi, ad esempio.
Si può dire questo in una Piazza del 25 Aprile?
O in qualsiasi piazza?
Senza essere aggrediti come social fascisti?
Ancora no.
Così è.
Viva il 25 Aprile che è in me.
Sergio Pizzolante