E’ una donna autarchica, che non rinuncia ai suoi desideri, tanto meno per tenersi stretto un uomo, la donna che festeggerà oggi l’ 8 marzo alla fine del primo decennio degli anni 2000. Le mimose sono ancora bene accette, come anche le manifestazioni di “cortesia” e di attenzione che gli uomini vorranno manifestare all’altra metà del cielo, speriamo non solo in occasione dell’ 8 marzo, ma la donna attuale ha capito che può contare solo su stessa, e non aspetta più il “Principe Azzurro”.
Almeno secondo l’analisi dell’osservatorio Mauri Lab, che ha studiato la rappresentazione della donna sui media e nel sociale attraverso 1600 tra riviste e siti di lifestyle e 180 interviste a esperti tra sociologi, psicologi ed esperti di comunicazione. Il 67% degli esperti consultati definirebbe la donna di oggi appunto come ‘autarchica’, ovvero in grado di badare e ‘bastare’ a se stessa (52%), capace di vestire anche i panni che l’uomo ormai ‘femminilizzato’ o ‘eternamente bambino’ ha abbandonato (46%), con la voglia di realizzarsi, ma senza abdicare al carrierismo esasperato (41%).
E l’uomo riconosce alla donna qualità migliori, e la vorrebbe addirittura come capoufficio, almeno in Lombardia, secondo l’indagine “Donna e Impresa”, dell’ufficio studio della camera di commercio di Monza e Brianza: intervistati 850 lombardi, il 15 per cento ha risposto che vorrebbero una donna come capo. Ma la realtà è diversa, almeno in campo sanitario: secondo la Cgil, nonostante le donne siano sempre più presenti fra i medici (dal 2005 al 2008 nel Servizio sanitario nazionale sono aumentate dal 30% al 35%), soltanto una su dieci occupa un posto di dirigente medico di struttura complessa, ossia il vecchio ruolo di primario. Una vera e propria categoria sociale, quella della donne, con una consapevolezza di sé da far ipotizzare, in un articolo di Caterina Soffici pubblicato oggi sul Corriere della Sera, uno sciopero delle donne, moderne ‘lisistrate’. Idea subito condivisa da Lella Costa, premiata oggi insieme a Luciana Serra e Liliana Cosi con il tradizionale “premio donna 8 marzo”.
Ed anche dall’ex ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini. Va bene le mimose ,ma “scegliamocele noi, perché molte sono avvelenate – avverte la parlamentare del Pd – perché queste destre e questo governo rappresentano una continuità con la storia peggiore dell’Italia anche sul punto centrale del rispetto delle donne. Per questo, mi piace l’idea di trovare una data in cui tutte le donne incrocino le braccia. Sarebbe il collasso immediato per il Paese e una scossa per le pigrizie della politica e i molti egoismi maschili”.
Ma l’8 marzo è anche il giorno delle attenzioni verso le donne, ed ecco che i treni e le stazioni ferroviarie si coloreranno di giallo, grazie ai fasci di mimose che le adorneranno. Non manca una ex reginetta che in occasione della Festa delle donne vorrebbe cambiare proprio Miss Italia: “mi piacerebbe, avendole vissute – scrive Claudia Andreatti sulla rivista online della fondazione Farefuturo – che quelle serate fossero un po’ un momento in cui presentare agli italiani delle persone esemplari (anche pensando alle adolescenti che seguono il programma), che siano giudicate su indicatori educativi, che vadano oltre l’estetica”
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