“A rischio due fabbriche in Italia” Monito di Scajola: “Nessuna chiusura”

Nell’ipotesi di un’acquisizione di Opel, il piano della Fiat presentato lunedì dall’ad Sergio Marchionne al governo tedesco prevede la chiusura o il ridimensionamento di diverse fabbriche in tutta Europa e anche di due in Italia, “una nel nord e un’altra nel sud”. Lo scrive oggi il quotidiano economico tedesco Handelsblatt. La Fiat non commenta le indiscrezioni.


Nel cosiddetto “progetto Phoenix”,
un piano datato maggio composto di 46 pagine, “Fiat prevede di chiudere anche propri stabilimenti; nell’elenco vi sono – scrive sempre l’Handelblatt – un impianto in nord Italia e uno nel sud”. Fra le fabbriche che potrebbero “potenzialmente essere chiuse” in Germania vi è il sito Opel di Kaiserslautern. Ridimensionati gli impianti di Ruesselsheim e Bochum.
Subiranno gli impianti di Saragoza in Spagna, Trollhaettan in Svezia, Anversa in Belgio, e forse anche quelli di Luton in Inghilterra e Graz in Austria. Non dovrebbero essere invece interessati dal piano di ristrutturazione i siti in Francia, Polonia, Grecia e Serbia.

 

Secondo quanto riferiscono ad Apcom fonti sindacali invece, il piano prevederebbe la chiusura in Italia degli impianti di Termini Imerese e Pomigliano d’Arco, entrambi nel Mezzogiorno. I sindacati lamentano che Marchionne fino ad oggi non li ha mai informati sul piano di acquisizione di Opel. E spiegano che Fiat ha sempre detto che non è in grado di garantire nulla circa il futuro degli stabilimenti italiani. A quanto si apprende dai sindacati, sarebbe già pronta una lista con gli stabilimenti da chiudere o ridimensionare, in Italia e in Europa, nel caso andasse in porto l’operazione con Opel.

 

Nei siti di Pomigliano d’Arco e Termini Imerese sono occupati, tra diretti e indotto dentro il perimetro, circa 11-12mila lavoratori. I diretti sono 5.200 nella cittadella industriale alle porte di Napoli e 1.600 a Termini.
 


IL MINISTRO SCAJOLA

Nei piani di espansione internazionale della Fiat deve essere “fondamentale” il mantenimento della “centralità” degli stabilimenti italiani. È il monito lanciato dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, in una lettera al presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, e all’amministratore delegato Sergio Marchionne. Una lettera, spiega il ministero in una nota, inviata “per sottolineare l’importanza dell’accordo con Chrysler e delle trattative con Opel”.

“L’accordo raggiunto dalla Fiat con la Chrysler – sottolinea Scajola nella lettera a Montezemolo e Marchionne – ha costituito per l’economia del nostro Paese un fatto di grande rilievo: una nuova prospettiva di sviluppo, maturata nel pieno della crisi del settore, fa emergere i valori dell’industria italiana come poche volte era accaduto in passato”.
”Il governo – aggiunge il ministro – ha tempestivamente supportato la domanda del settore, in linea con gli altri Paesi, assicurando al contempo una evoluzione in senso ecologico coerente con gli interventi per una mobilità sostenibile. Gli ultimi dati sull’andamento delle vendite confermano che l’obiettivo di non penalizzare i nostri produttori è stato raggiunto, anche grazie ai risultati dell’innovazione di cui Fiat è stata capace”.
”Fondamentale – afferma quindi Scajola – sarà ora il permanere della centralità del sistema produttivo italiano in un progetto che possa continuare a essere sostenuto dal sistema degli incentivi pubblici disponibili per lo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese”.
”Nella certezza – conclude – che l’eccellenza degli stabilimenti italiani continui a essere assicurata, anche in un contesto di globalizzazione della produzione, mi attiverò dunque per programmare un incontro a breve termine, anche alla presenza delle organizzazioni sindacali, al fine di condividere il contributo che il governo potrà continuare ad offrire”

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