Aborto, San Marino. Don Mangiarotti: “Un delitto resta tale anche se compiuto fuori dal territorio”

mangiarottiHo voluto ascoltare alla radio per quanto mi è stato possibile il dibattito in Consiglio Grande e Generale a proposito delle Istanze di Arengo su aborto e famiglia. È stato come osservare uno spaccato della società sammarinese, con le sue convinzioni, i suoi comportamenti, e forse anche le sue abitudini mentali.

Non ho potuto osservare da vicino né chi parlava né come si comportavano gli ascoltatori, ma nel complesso mi è sembrato un dialogo serio.

Vorrei fare pertanto alcune note a margine, sperando che, come è stato da più parti affermato nel corso della discussione, sia possibile iniziare, o meglio, continuare un confronto autentico e ragionevole.

1. Ho ascoltato in molti interventi l’osservazione, il rifiuto di avere posizioni ideologiche. Purtroppo si è usato questo argomento per bollare il ragionamento altrui. Per parte mia credo che ideologico sia chi sottomette la realtà ad una idea, mentre chi difende la persona umana fa esattamente l’opposto: sottomette le idee ad una realtà, ad una presenza, ad una persona. E’ piuttosto ideologico chi subordina la vita di un bambino alle proprie idee di ‘libertà’ e quant’altro e per queste idee non esita a permettere l’omicidio.

2. Ho sentito a volte l’uso della parola laicità, e l’invito a creare leggi e accettare comportamenti in nome di tale principio. Non so che cosa intendano coloro che usano questo termine per escludere dal dibattito comune chi ha convinzioni religiose, o meglio, chi è cattolico. Per me laicità significa ragionevolezza e capacità di riconoscere la realtà secondo la totalità dei suoi fattori. Non è una gabbia da cui escludere quanto non mi garba.

Mi ha sempre colpito questa acuta riflessione di Giosuè Carducci: «Ma la storia è quello che è; volerla rifare noi, a nostro senso voler vedere noi come un tema scolastico il gran tema dei secoli e iscrivervi sopra, con cipiglio di maestri, le correzioni e, peggio, cancellar d’un frego di penna le pagine che non ci gustano e, peggio ancora, castigare con la ferula della dialettica nostra e della nostra declamazione un popolo come uno scolaro, o anche tagliargli il capo di netto, quando è tutto vivo, perché non ha fatto come noi intendevamo che fosse il meglio o come noi avremmo voluto che facesse: tutto ciò è arbi- trio o ginnastica d’ingegno, ma non è il vero, anzi è il contrario. La storia è quello che è».

Ecco, qui Carducci, che venne in Repubblica a tenere una lezione magistrale sulla libertà, dà prova di autentico spirito laico.

3. Vorrei però chiedere a tutti coloro che hanno ascoltato le diverse posizioni espresse in questi giorni, se sapranno rendere ragione di quanto credono, di fronte a tutte le obiezioni. Se si aprirà un lavoro condiviso, chiaro e fondato, allora si potrà giungere a un di più nella convivenza civile della nostra Repubblica. Non saranno gli slogans o gli stereotipi che ci faranno progredire.

N.B.: per quanto riguarda l’Ordine del Giorno approvato a proposito dell’aborto e della sua depenalizzazione, mentre apprezzo lo sforzo di equiparare il valore della vita della madre e quella del bambino concepito, non riesco a comprendere come si possa accettare che ciò che qui da noi è delitto, per da tale connotazione se compiuto da altri fuori dal nostro stesso territorio. Mi si potrà obiettare che questo già accade, purtroppo. Ma mi addolora il fatto che tale comportamento non sia stigmatizzato, ma accettato dalla norma stessa. Forse qui si apre il campo auspicato di un serio confronto, non «ideologico» né di convenienza politica, ma di rispetto della vita. Ne va del bene di tutta la Repubblica.

Ultimo nota bene all’osservazione di chi afferma che siamo in un Parlamento e non in una parroccia: in tutto quello che ho ascoltato da parte di chi affermava il valore della vita e il significato della famiglia come realtà composta da un uomo e da una donna in vista della trasmissione della vita non ho trovato altro che posizioni di ragione, e non di fede. La laicità significa ragionevolezza, e non esclusione aprioristica di coloro che vivono appartenenze religiose. E il confronto allora è sempre fecondo.

Don Gabriele Mangiarotti