ACCORDO DI ASSOCIAZIONE SAN MARINO/UE. Beccari sempre più fuori contesto, ora gli ignoranti sammarinesi crederanno alle sue balle sui pacchi Amazon e sui conti correnti? … di Marco Severini

Cari lettori, immaginatevi la scena: una serata alla festa dell’amicizia della Democrazia Cristiana, pochissimi annoiati al dibattito sulla Ue ed applausi di circostanza, e il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Luca Beccari, che dal palco tesse le lodi dell’accordo di associazione con l’Unione Europea.
Un percorso iniziato nel 2012, dice, una scelta “ragionata e consapevole” per non lasciare i nostri giovani senza futuro. Suona bene, no? Peccato che, scavando un po’ sotto la superficie di queste parole altisonanti, emerga un quadro ben diverso: una narrazione infarcita di inesattezze, esagerazioni e contraddizioni che farebbero arrossire anche il più navigato, ma scadente, dei venditori porta a porta. Non è una questione di ideologia, ci assicura Beccari, ma di competitività. Eppure, ascoltandolo, sembra proprio che stia vendendo un prodotto difettoso, avvolto in carta regalo europea, sperando che nessuno noti i buchi nella confezione.

Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari

Partiamo dal manifatturiero, quel 35% del PIL che Beccari evoca come uno spettro: “Non è più solo spedire la merce, ma venderla”. Giusto, la competitività è chiave, ma dipingere l’accordo UE come l’unica ancora di salvezza è un’esagerazione che ignora la realtà di San Marino. La nostra Repubblica ha prosperato per decenni grazie a una flessibilità unica, accordi bilaterali con l’Italia e una posizione strategica che ci permette di navigare tra i giganti senza esserne schiacciati. Senza accordo, rischiamo di restare indietro? Non credo, anzi con l’accordo rischiamo di perdere quella sovranità che Beccari giura di rafforzare. Lui lo descrive come un potenziamento quotidiano: “Saremo dentro il processo di formazione delle normative, potremo avanzare le nostre posizioni prima che entrino in vigore”. Ma non è vero! Bella illusione. In pratica, San Marino, un microstato con voce flebile nei corridoi di Bruxelles, si troverebbe a subire regolamenti pensati per economie mastodontiche, con il rischio di adeguarsi o essere tagliati fuori. È questa la sovranità? O è piuttosto un’illusione di partecipazione, dove le nostre “posizioni” finiscono in un cassetto polveroso mentre l’UE decide per tutti? Con milioni già spesi per consulenze e trasferte e quello che si spenderà non sarà da meno!

E poi arriviamo ai cavalli di battaglia della propaganda beccariana: i pacchi Amazon e i conti correnti in Italia. Qui, cari lettori, la faccenda diventa quasi comica, se non fosse per l’irritazione che provoca. “Quando non vi arriva un pacco Amazon”, dice Beccari, “o quando avete bisogno di aprire un conto corrente, spesso vi rivolgete all’Italia o ricorrete alla doppia cittadinanza”. Con l’accordo, promette, faremo tutto “come sammarinesi”. Ma andiamo con ordine, perché queste affermazioni meritano di essere smontate con calma, come si fa con un castello di carte instabile qual è il pessimo Accordo di Associazione. Sui pacchi Amazon: è vero che ci sono stati intoppi in passato, ma non per mancanza di integrazione europea. Ricordate il braccio di ferro del 2022-2023? Amazon bloccò le consegne non per chissà quale barriera doganale UE, ma per una disputa fiscale con il nostro governo – imposte non pagate, distorsioni di mercato, e un progetto ambizioso per usare i server AWS nella PA che inciampò su questioni interne. L’allora Segretario Gatti rifiutò certi termini, e la multinazionale reagì come sa fare: tagliando i servizi. Ma oggi? I pacchi arrivano regolarmente, basta usare l’indirizzo corretto – “San Marino” ben specificato – e corrieri fanno il resto. È un problema tra una ditta privata e lo Stato, risolvibile con negoziati bilaterali, non con una resa all’UE. Usarlo per spaventare la gente – “Firmate o niente consegne!” – è un trucco da marketing scadente, che ignora come San Marino stia già avanzando nel digitale senza bisogno di Bruxelles.

Quanto ai conti correnti, la storia è ancora più debole. Beccari insinua che senza doppia cittadinanza, i sammarinesi siano esclusi dalle banche italiane, e che l’accordo ci “libererà” da questa dipendenza. Falso, e lo sanno tutti quelli che hanno mai provato. Mia moglie, per fare un esempio personale che vale per migliaia, ha aperto un conto in Italia con solo la cittadinanza sammarinese: documento d’identità, codice fiscale, prova di residenza. Non serve essere italiani; le banche accettano non residenti senza drammi, come confermano innumerevoli esperienze quotidiane. Allora perché Beccari tira fuori questa favola? Per fare propaganda alle banche italiane, forse? O per dipingere un quadro di isolamento che non esiste, spingendo i cittadini a vedere l’UE come salvatrice? È un ragionamento che non regge: se il problema è la dipendenza dall’Italia, perché non rafforzare il nostro sistema bancario interno invece di incoraggiare fughe di capitali? Sembra quasi che Beccari stia promuovendo un esodo finanziario, anziché difendere gli interessi sammarinesi.

Ma il vero capolavoro di incoerenza arriva quando pensiamo alle sue dichiarazioni sul referendum. Solo pochi mesi fa, a luglio 2025, Beccari ha affermato che i sammarinesi “non possono capire l’accordo UE” perché è “troppo complicato”, e quindi niente voto popolare: affidiamoci agli eletti, ai “professionisti”.  La frase ha scatenato una tempesta sui social, con critiche da ogni angolo! Una “rabbia popolare” che ha costretto il Segretario a una replica debolissima, quasi balbettante.  Ora, però, per convincerci dei benefici, scende al livello ancora più basso: pacchi e conti correnti, argomenti da chiacchiera al bar. Ma come, i cittadini sono troppo ignoranti per un referendum profondo, eppure abbastanza ingenui da abboccare a queste semplificazioni? È una contraddizione che grida vendetta, un doppio standard che rivela una scarsa fiducia nel popolo che dovrebbe rappresentare. Se l’accordo è così vitale e “ragionato”, perché non spiegarlo chiaramente e metterlo ai voti? Paura che la gente capisca fin troppo bene i rischi, perdita di autonomia, adeguamenti normativi onerosi, un futuro da satellite e schiavo di Bruxelles?

In fondo, questa propaganda non è solo fuorviante: è un insulto all’intelligenza collettiva. Beccari parla di sovranità rafforzata, ma le sue parole dipingono un San Marino debole, bisognoso di stampelle europee per cose banali come un pacco o un bonifico. Noi sammarinesi meritiamo di meglio: un dibattito onesto, basato su fatti, non su spauracchi. L’accordo UE potrebbe avere pro e contro, ma presentarlo come panacea obbligatoria, senza alternative, è un errore che rischia di aver contro di lui tutto il Paese. E se Beccari continua su questa linea, finirà per rafforzare proprio ciò che dice di combattere: un senso di arretratezza autoimposto. Svegliamoci, sammarinesi: la vera competitività nasce dalla chiarezza, non dalle illusioni. Altrimenti, rischiamo di firmare non un accordo, ma un assegno in bianco. E questo che noi, i nostri figli e nipoti davvero non vogliono! Perché vogliamo continuare ad essere benestanti nel nostro paese e non dei poveracci nella UE! Solo per gratificare la nostra politica ed i nostri politicanti.

Marco Severini – direttore GiornaleSM