Addio a Luigi Annibali, l’imprenditore che unì Rimini e San Marino nel segno del silenzio e del cemento. Aveva 91 anni

Si è spento a 91 anni Luigi Annibali, imprenditore di razza, protagonista silenzioso dello sviluppo economico e immobiliare tra Rimini e San Marino nel secondo dopoguerra. Nato a Montecalvo in Foglia nel 1934, Annibali ha attraversato tre generazioni di economia, mantenendo un profilo costantemente defilato, ma lasciando un’impronta profonda in settori diversi: dalla ristorazione al commercio internazionale, fino all’edilizia e alla finanza immobiliare.

Chi oggi cerca una sua intervista, una dichiarazione, anche solo una foto pubblica recente, non la troverà. Annibali non parlava con la stampa, non partecipava a eventi pubblici, nonostante il suo nome fosse spesso nei documenti delle visure camerali e nei rogiti notarili di mezzo Riminese e oltre.

Il suo primo passo fu nel mondo dell’accoglienza turistica: il Bar Gelateria Pimpi in via Vespucci a Rimini, negli anni ’50, quando la Riviera cominciava a trasformarsi in capitale delle vacanze. Ma già negli anni ’60 Annibali aveva cambiato pelle: fondò la Agricolsemi, con sede in Repubblica di San Marino, attiva nell’import-export di granaglie. Un settore che sembrava di nicchia, ma che gli aprì le porte del commercio internazionale: trattava con l’Est Europa, la Cina e persino l’Iran, quando ancora parlare con Teheran era considerato avanguardia o follia.

Proprio da San Marino Annibali costruì un vero impero, approfittando del regime fiscale agevolato e delle aperture internazionali della piccola Repubblica. Non a caso, quando negli anni ’80 scoppiò lo scandalo sui presunti cambi di valuta tra URSS e Partito Comunista Sammarinese, il suo nome finì su molti giornali europei. Mai un’indagine ufficiale, ma l’accusa informale di essere il “cambio dollari” dell’Est lasciò un alone di mistero sul personaggio.

Ma è nel cemento che Annibali ha lasciato le tracce più visibili. Nella Repubblica di San Marino realizzò negli anni ’90 l’Admiral Point, uno dei centri direzionali più noti di Dogana. A Rimini fu protagonista nell’acquisizione del Grand Hotel, simbolo felliniano della città, e della Villa des Vergers, oltre a realizzare edifici per i Vigili del Fuoco e residenze in zone centrali, compresa l’area ex Bombo a Riccione. Ancora oggi le sue società, spesso con sede a San Marino, detengono importanti aree di pregio tra mare e collina.

Negli ultimi decenni, il suo fiuto si spostò sull’alimentare: dal 1994 fu tra i maggiori importatori italiani di baccalà secco e salato dai Paesi del Nord Europa, con una rete logistica e commerciale sofisticata, gestita dalla sede sammarinese.

Dietro la sua figura, un sistema imprenditoriale solido e familiare: la moglie Gabriella (Lella) Guidi, presenza riservata quanto lui, e i tre figli Luca, Monica e Sabrina, oggi alla guida delle aziende create dal padre. Negli ultimi anni, Annibali si era gradualmente ritirato, mantenendo però il ruolo di supervisore discreto.

La sua eredità è fatta di mattoni, terreni, import-export, ma anche di uno stile imprenditoriale antico, refrattario a ogni esibizione. Coerentemente con questo stile, non ci sarà alcun funerale: solo la cremazione, in forma strettamente privata. Nessun annuncio ufficiale sui quotidiani, nessuna cerimonia pubblica.

A San Marino, Annibali era conosciuto tra le stanze del potere e dell’imprenditoria. Mai iscritto a partiti, ma sempre presente dove contava esserci. Riusciva a mantenere relazioni con ambienti molto diversi: industriali, finanzieri, politici. Sempre in silenzio, sempre dietro le quinte.

Chi oggi percorre la Superstrada che collega Rimini a Dogana, entra senza saperlo nel suo mondo. Le imprese, le costruzioni, i capannoni e i centri direzionali portano ancora il suo segno, visibile o nascosto nei registri delle proprietà.

Luigi Annibali se n’è andato così come ha vissuto: senza rumore. Ma lascia una scia lunga, che attraversa due Stati, tre settori economici e decenni di trasformazioni.