Ahmadinejad: arrestate i ribelli Censurati web, Youtube, Facebook

L’opposizione convoca nuove manifestazioni. La Guardia rivoluzionaria oscura i siti internet e i blog intimando di rimuovere tutto il materiale che possa “creare tensione”. Twitter rinvia lo stop per  la manutenzione: secondo il Washington Post c’è lo ‘zampino’ del Dipartimento di Stato Usa

 Teheran, 17 giugno 2009 – Non si placa la tensione in Iran dove l’opposizione ha convocato una nuova giornata di proteste per chiedere l’annullamento dei risultati delle elezioni presidenziali di venerdì, vinte da Mahmoud Ahmadinejad. I sostenitori del candidato uscito sconfitto dal voto, Mir Hossein Mousavi, che ha accusato il regime di brogli, hanno convocato un’altra mobilitazione nonostante il divieto di asssembramento emanato dalle autorità.
Intanto il regime, che ha cancellato gli accrediti degli inviati speciali e proibito ai media stranieri di seguire le manifestazioni, continua ad arrestare leader riformisti. Gli ultimi della lista sono un attivista riformista e il direttore di un giornale. Sono Saeed Laylaz, direttore del quitidiano finanziario ‘Sarmayeh’, e l’attivista Mohammadreza Jalaiepour. Quest’ultimo è stato blocatto all’aeroporto internazionale di Teheran. Laylaz è anche un’analista politico spesso criticato dal governo del presidente Ahmadinejad.
Ma le autorità iraniane prendono di mira il web. La Guardia rivoluzionaria, nella sua prima dichiarazione pubblica dalle proteste, ha avvertito i siti Internet e i blog di rimuovere tutto il materiale che possa “creare tensione”, altrimenti dovranno affrontare un’azione legale. Nei giorni scorsi, i network sociali come Facebook e ancora di più Twitter sono stati strumenti fondamentali per far conoscere al mondo la protesta degli iraniani che contestano l’esito del voto di venerdì scorso, vinto dal presidente Mahmoud Ahmadinejad.

 

“GLI USA HANNO TENUTO APERTO TWITTER PER GLI IRANIANI”

Quanto sia cruciale il ruolo di internet lo dimostra la notizia riportata oggi dal Washington Post, L’Amministrazione Obama ha cercato di evitare dichiarazioni o iniziative che possano essere interpretate come un’ingerenza negli affari interni iraniani, dopo i tumulati scoppiati in seguito ai presunti brogli nelle elezioni presidenziali: tuttavia, come pubblica il giornale, il Dipartimento di Stato ha fatto in modo che l’opposizione iraniana non rimanesse senza una voce su internet.

 

Un funzionario del Dipartimento, il 27enne Jared Cohen, ha infatti inviato lunedì una mail ad uno dei fondatori di ‘Twitter’, Jack Dorsey, chiedendo che le previste attività di manutenzione del social network venissero rimandate in modo da consentire agli utenti iraniani di rimaner in contatto e informare l’opinione pubblica mondiale su quello che accadeva nel Paese in un momento particolarmente difficile.

 

“Twitter” ha di fatto accettato la richiesta, rinviando l’upgrade al martedì (le 1.30 di notte a Teheran): un portavoce del Dipartimento ha sottolineato come la richiesta non costituisca un’interferenza dato che è arrivata tre giorni dopo il voto e dopo l’inizio dei disordini e delle proteste. La vicenda, conclude il Washington Post, dimostra come le nuove tecnologie costituiscano una nuova freccia nella faretra diplomatica statunitense, e ricorda come il Segretario di Stato Hillary Clinton abbia più volte parlato del potere della “e-diplomacy”, specie in quei Paesi dove l’informazione di massa è manipolata o messa a tacere.

 

PROTESTE ANCHE IN ALTRE CITTA’

Manifestazioni e in incidenti sono avvenuti negli ultimi giorni in diverse città iraniane oltre a Teheran. Tra queste, Shiraz, Isfahan e Tabriz. Lo riferiscono agenzie iraniane. Sessanta persone sono state arrestate a Tabriz, nel nord-ovest del Paese, secondo quanto dichiarato dal locale procuratore della Repubblica, citato dall’agenzia Isna.

 

A Shiraz, nel sud dell’Iran, sono segnalate diverse iniziative di protesta. Il rettore dell’Università si è dimesso dopo un attacco nella notte contro il dormitorio degli studenti da parte di persone non identificate, probabilmente miliziani islamici. Il Consiglio accademico ha emesso un comunicato, citato anch’esso dall’Isna, in cui afferma che diversi studenti sono rimasti feriti. Una notizia confermata dal procuratore della Repubblica.
 

Fonte Agi