Diamo seguito al comunicato stampa da parte dell’ATL che ci è giunto in redazione:
”Finalmente!!La nostra vicenda giudiziaria è giunta ad un epilogo, e pur non condividendo l’ordinanza di archiviazione, ne prendiamo atto.
Il Giudice Inquirente ha sottolineato, nell’emettere sentenza di archiviazione e dopo aver ascoltato ben 21 testimoni, la maggior parte dei quali indicati dalla stessa Albina Vicini, che sia Paoletti sia Borgagni non hanno offeso l’onore e la reputazione della Vicini, risultando infondata la tesi della Vicini, sia sotto il profilo oggettivo, sia sotto quello soggettivo.
Tanto è vero che le censure da noi espresse nei confronti della Vicini, “rimangono pur sempre nell’ambito della critica di fatti e condotte non inventate, ma aventi svariati riscontri, anche in passato”.
E dopo lunghi mesi trascorsi nella preoccupazione, a seguito della denuncia di diffamazione e ingiuria presentata nei nostri confronti dalla Vicini Albina, solo per il fatto di aver espresso un legittimo giudizio sui discutibili comportamenti tenuti nei nostri confronti da parte dello stesso Comandante della Polizia Civile, oggi possiamo finalmente tirare un sospiro di sollievo poiché non solo ne usciamo puliti, ma sappiamo una volta in più, con chi abbiamo a che fare quotidianamente nell’ambito lavorativo. Dove oggi ancor di più è palpabile il disagio personale, l’ansia di vivere nello stesso ambiente di lavoro con un rapporto di subordinazione che rende la convivenza molto difficile e le tensioni e le paure rimangono.
Chi in passato ha letto sui quotidiani della vicenda, difficilmente si potrà essere fatto una propria opinione su come si sono svolti i fatti, in quanto privo di elementi fondamentali, se non quelli della conoscenza personale dei soggetti coinvolti.
Oggi però questa sentenza ci conforta, in quanto non siamo più i soli a credere che, all’interno del Corpo di Polizia vengano adottati metodi molti discutibili nei confronti di parecchi dipendenti, da parte dello stesso Comandante della Polizia Civile Albina Vicini, confermando ciò che da tempo segnaliamo.
Difatti, come si legge nella sentenza di archiviazione, “tutti (i 21 testimoni) hanno sostanzialmente riferito di un clima non sereno, difficile, senza dialogo, aggiungendo anche che la Vicini adotta modi autoritari, prepotenti, arroganti e imperativi, fino a giungere ad umiliazioni dei dipendenti con vere e proprie offese”.
Inoltre il Giudice ha constatato che “è discutibile che la Vicini, si rendesse veramente conto del clima teso che aveva determinato, del perdurare delle critiche circa la sua presunta mancanza di dialogo e dei suoi modi prepotenti ed arroganti”. Evidenziando che il termine di “mobbing”, commentato da A.T.L. nel comunicato per il comportamento tenuto dalla Vicini Albina “non è risultato per nulla fuori dalla realtà”. E questo, è bene sottolinearlo, non è stato detto dal Sindacato, da un’Associazione come l’A.T.L. o dai “soliti facinorosi” come a volte ci si è voluti definire, ma è stato sentenziato da un Tribunale, organo giurisdizionale al di sopra delle parti.
A questo punto però, alcune domande sorgono spontanee:
è ancora accettabile che la Vicini Albina possa continuare a ricoprire l’incarico di Comandante se non si rende nemmeno conto di quello che gli accade intorno?
è ancora ammissibile che la Vicini Albina possa continuare a ricoprire l’incarico di Comandante dopo tutti i particolari, per certi versi inqualificabili, che sono emersi da questa vicenda?
E soprattutto oggi a maggior ragione, anche alla luce di questa sentenza e dopo anni del perdurare di questa situazione interna al Corpo di Polizia Civile, come si può continuare a tollerare tutto questo?
È inderogabile che le Istituzioni diano delle risposte concrete, per poter voltare pagina e iniziare a lavorare in un ambiente “tranquillo” al solo fine poi di rendere un servizio efficace ed efficiente al cittadino.
Noi non vorremmo veramente credere che, come recentemente qualcuno ha detto, “la Legge è uguale per tutti, ma non necessariamente lo è la sua applicazione!”
Il Presidente
Jaime Borgani