Analisi del voto al Terzo Polo Base per altezza. … di Sergio Pizzolante

– articolo dell’11 agosto 2022 –
Quanto può valere il Terzo Polo?
Non poco.
Proviamo a fare una analisi dei flussi elettorali possibili.
L’analisi si divide in due parti: base per altezza.
La base è la somma dei gruppi che si sono uniti, l’altezza è la politica, la visione, la competenza, il messaggio che si mette in campo.
La somma dei gruppi non è molto, ma non è poco, l’altezza, beh, l’altezza può avere più spessore, area, circonferenza della base.
Vediamo.
La base.
Calenda e Renzi valgono 3 punti ognuno.
Tre punti pieni. Perché schierati fuori dagli schieramenti perdono meno che dentro.
Questo perché stanno insieme. Divisi e soli potevano dare l’idea dell’isolamento, degli sconfitti, e questo crea un processo di sottrazione. Inevitabile.
Uniti no. Uniti cambia il senso di utilità/inutilità, a favore dell’utilità.
Quindi 6 punti.
Si sono unite poi altre piccole sigle, liberali, repubblicani, Pizzarotti, ect.
Ognuna vale poco più di niente in scala nazionale.
Ma insieme creano ambiente, fiducia, partecipazione, soprattutto in sede locale.
È l’idea di una convergenza, gente che si conosce, che si riconosce, esperienze che sommano, spesso moltiplicano. Ed un po’ di storie umane, di competenza acquisita nei decenni, che si somma all’entusiasmo dei neofiti.
Può valere un altro mezzo punto. Compreso una parte dei delusi di +Europa.
Quindi 6.5 punti.
Poi c’è l’altezza.
La capacità di proposta in campagna elettorale.
Beh, qui la cosa diventa interessante.
Proposta non solo programmatica.
Cosa sulla quale i nostri eroi sono più capaci.
Penso alla proposta politica.
Alla capacità, se ne avranno la capacità, di attrarre il voto di chi non vuol votare ne di qua ne di la. Fenomeno in crescita.
È uno spazio grande, oggi vocato, in maggioranza, all’astensione.
Ha due conformazioni opposte.
Una parte non vuol andare a votare perché le promesse elettorali non sono abbastanza larghe, ricche, fantasmagoriche o perché delusi da quelle del passato, una parte non va a votare perché non crede alle proposte larghe e fantasmagoriche.
Cerca concretezza e affidabilità.
Parte di questi possono votare il Terzo Polo.
Poi ci sono coloro, ne di qua ne di la,
ma che vogliono però votare, non astenersi, cercano casa: hanno trovato un modo per votare. Forse una casa.
Poi ci sono quelli che,tendenzialmente, votano centro destra, ma non sono entusiasti di questa destra: non voterebbero Renzi e Calenda alleati a sinistra o soli, così sono votabili.
Poi ci sono quelli delusi, alcuni molto delusi, della svolta all’indietro del Pd, verso il passato non riformista di Pds, Ds, vecchia sinistra democristiana. È l’area del riformismo tradito. Qui potrebbe esserci una sorpresa elettorale notevole. A favore del terzo polo riformista.
Che è Calenda, ma per fortuna non solo Calenda, che è Renzi, ma per fortuna non solo Renzi. Una possibilità per chi non li ama del tutto, ma considera che in gruppo sono meglio che da soli.
Poi ci può essere la forza della presenza televisiva, mediatica, l’abilità dei Calenda, dei Renzi, della Carfagna, di altri.
L’effetto novità.
La concretezza della proposta programmatica.
L’evocazione del Governo Draghi.
Questa l’altezza.
Quanto vale l’altezza?
Difficile dirlo.
Ma l’insieme, il tutto, base per altezza, può valere più del 10.
E può essere determinante per un futuro governo.
Naturalmente tutti i fattori si devono coniugare in positivo. Effetto crescita evidente, visibile.
Non facile. Per niente facile.
Possibile. Però.
Nelle ultime elezioni amministrative è successo in molti comuni.
Dove c’è stato il successo di proposte terze.
Vediamo.
Sergio Pizzolante