Arrivati a questo punto, con tutte le parole spese sui giornali o nei colloqui informali, sia negli ambienti politici che fra i semplici cittadini, ogni parola sembrerebbe superflua.
Tanto più che siamo di fronte a delle dimissioni irrevocabili, quindi tutto è in qualche modo già scritto ed anche il dibattito che stiamo tenendo risulta sostanzialmente inutile.
Ma rispetto a questo copione già scritto, quasi ovvio e dovuto, è opportuno riflettere. È opportuno riflettere su quanto accaduto, sulla proporzione fra i fatti e le conseguenze, sui comportamenti tenuti nei confronti di questo ragazzo, su ciò che si è sentito dire nel Paese rispetto a questa vicenda.
Voglio precisare subito 2 cose ovvie. La prima è che Alessandro ha sbagliato perché ha trasgredito una legge dello Stato, visto che importare droga è vietato sia in Italia che a San Marino (seppur con diverse gradazioni di pena); la seconda è che un consigliere deve maggior rispetto di altri alle leggi, visto il ruolo che occupa.
Questi a mio parere sono 2 errori che Alessandro ha compiuto, e che sono oggettivi. Sono errori piccoli? Sono errori grandi? Dipende dai giudizi che ognuno di noi dà, e dalla propria scala di valori, ma è chiaro che si tratta di cose che Alessandro non doveva fare; sono sinceramente convinto che se potesse tornare indietro farebbe in effetti tutt’altro!
Permettetemi però una considerazione. Credo che l’errore più grande compiuto da Alessandro, un errore che in questo Paese non ti perdona nessuno, sia stato quello di squarciare il velo della riservatezza, di avere fatto vedere all’esterno un proprio vizio, di non poter più avere la faccia pulita per poter andare a predicare in pubblico moralità, valori e sani principi che puntualmente vengono disattesi nei comportamenti privati. Ma si sa “occhio non vede cuore non duole”, e se “occhio vede” serve una punizione forte per riportare tutti sulla retta via.
Alessandro ha fatto quello che decine, centinaia, migliaia di giovani sammarinesi fanno, cioè utilizzare saltuariamente droghe leggere.
Consentitemi a questo proposito una divagazione sociale, per nulla secondaria rispetto al tema in discussione. Questa è una cosa che tanti giovani considerano normale, che altri considerano delle forme di evasione assolutamente lecite e che non fanno poi tanto male, che altri ancora considerano forme di integrazione e di maggior credito nel proprio gruppo, che altri infine fanno solo perché è una trasgressione, e la trasgressione piace sempre. Non condivido per nulla questi sentimenti e questi modi di pensare, ma non credo che sia utile per questo gridare allo scandalo: forse è meglio prendere atto di una situazione sociale che c’è, delle abitudini di tanti nostri coetanei, e cercare di agire in modo efficace per arginare il fenomeno, come politico prima di tutto.
Torniamo quindi al caso di Alessandro. Potevamo cogliere l’occasione di un problema capitato ad una persona in vista per riflettere su come questo Paese fa la lotta alle droghe, sulla sua efficacia, sul perchè queste strategie non stanno funzionando e che cosa si può fare di diverso. Invece non abbiamo fatto nulla di questo, anzi, abbiamo gridato allo scandalo.
Alessandro purtroppo è caduto nella rete di perbenismo di questo Paese; nel suo caso, essendo anche consigliere, ha pagato anche la sanzione politica delle dimissioni.
Questo Paese ci ha dato dei pessimi modelli, alcuni leader molto in vista hanno in passato perpetrato e favorito comportamenti di ben altra gravità, comportamenti di cui non penso nemmeno che si siano pentiti, probabilmente li rifarebbero. Quasi nessuno di loro ha pagato, sono tutti ancora lì a dare lezioni di moralità e a vendere valori che non sanno nemmeno cosa siano. E la gente non si è poi troppo scandalizzata per questi fatti.
Alessandro è giovane, e ha pagato per un errore centomila volte più veniale di quelli citati sopra. Ha fatto una scelta, quella delle dimissioni, che gli fa onore e che dà una lezione a tanti in quest’aula e nel Paese: una lezione forte, per cui gli errori si pagano, anche molto al di là delle proprie responsabilità reali; una lezione che viene da un ventisettenne, e che dovrebbe far vergognare tanti “padri”, tanti adulti che dispensano perle di saggezza e poi stanno attaccati al loro posto anche di fronte a comportamenti inqualificabili.
Apprezzo tantissimo la coerenza, il coraggio e il senso di responsabilità di Alessandro; personalmente ritengo comunque eccessive queste dimissioni.
Perché un consigliere è prima di tutto un ragazzo, che vive una certa realtà sociale, può sbagliare come altri, non è un highlander, e può imparare dagli errori fatti. Tra l’altro si è anche subito scusato, ma si sa, il perdono è un valore che è bello da professare in pubblico, ma poi quando occorre metterlo in pratica è tutto un altro paio di maniche.
Di fronte al gravissimo reato di aver reso pubblici vizi che hanno molti ma che secondo la morale diffusa devono restare assolutamente privati perché nessuno lo deve sapere, non si poteva di certo pensare di dare una seconda chance…
Alessandro, rimettendo l’incarico, ha dato una lezione che rimarrà nella storia, e gli farà onore per sempre.
Lo saluto primariamente da amico e gli auguro di tornare al più presto fra questi banchi, ad impegnarsi per il Paese come ha sempre fatto e come il perbenismo e il moralismo sammarinese gli hanno impedito di continuare a fare.