La Nike. La più bella, inquietante, significativa immagine della donna di tutti i tempi. Fiera, orgogliosa, impavida, combattiva. Alata. Bellissima. Ma decapitata. L’hanno mutilata le guerre, il dolore, le malattie, il lavoro, lo sfruttamento, il grigiore della quotidianità, l’ignoranza, il non riconoscimento dei diritti, l’intolleranza di genere, la violenza, la solitudine.
“La Nike di Samotracia” ritrovata nel 1863 nella località da cui prende il nome, in marmo di Paros, splende in tutta la sua magnificenza sulla scala d’ingresso del Louvre. Polena ante litteram, probabilmente doveva essere collocata sulla prua della nave che ella conduce al successo: il vento la colpisce in pieno, agitando le vesti e incollandole al corpo, mentre alza l’unica mano che le è rimasta a sfidare gli elementi, umani e celesti, che le vengono incontro.
E’ datata intorno al 190 a.C. Da allora molte cose sono cambiate, ma non tutte. Molte donne non hanno ancora le ali per volare, frenate da una discriminazione, più o meno latente, che colpisce anche nei Paesi più civilizzati. E la reazione: forte, determinata, persistente, persino provocatoria, nata con il femminismo, non sempre ha aiutato le donne nel loro difficilissimo percorso di autodeterminazione. Anzi, in molti casi si è rivelata un danno.
La necessità di un lavoro, vuoi per affermare una certa indipendenza economica, vuoi per aiutare la famiglia, si è rivelata un carico in più, oltre a quelli da sempre affidati al suo ruolo.
Le battaglie per la libertà sessuale si sono trasformata in solitudine. La donne si prendono e poi si lasciano, con sempre meno remore. Oppure, come dimostrano ormai tutti i media, questa voglia di libertà viene trasformata in un vero e proprio mercato, dove il corpo della donna è solo un gadget per vendere un prodotto. Senza alcuna dignità, senza pudore, senza valore. Nuova e raffinata forma di schiavitù. Ma sempre schiavitù. Senza parlare del mercato del sesso che si consuma sulla testa di tante giovani donne immigrate dall’Est europeo, alla ricerca di un’altra vita, di un’altra dignità.
Ma anche i diritti, ampiamente conclamati, sono quasi sempre disapplicati. Perfino da noi, dove si rischia ancora il licenziamento per una gravidanza, o anche semplicemente per la richiesta di un part – time per motivi familiari.
Vergogna! E poi aderiamo alla campagna europea e facciamo manifesti contro la violenza.
Ecco perché la Nike. Perché anche decapitata non ha perso la sua forza e la sua femminilità.. Perché Nike è anche l’altro nome di Pallade Atena, la figlia di Giove nata dal suo cervello, divinità guerriera, ma diversa da Ares, giacché non la guerra feroce e selvaggia ella rappresentava, bensì l’intelligenza, che regge le guerre giuste e protegge i giusti eroi.
E perché Nike, in greco, significa “Vittoria”.
Angela Venturini
Consigliere USDM