Non c’è pace per Mario Draghi, neanche l’ultima domenica d’agosto. Nemmeno negli ultimi giorni della sua legislatura. Ventisette quelli che ci separano dal voto. Quelli che mancano a Draghi per ritirarsi a vita privata. Forse. I pochi giorni che gli restano sembrano i più duri. Altro che affari correnti.
Chissà cosa avrà pensato il presidente del Consiglio quando, prima Carlo Calenda e poi Matteo Salvini, lo hanno «tirato per la giacchetta» chiedendogli di intervenire per calmierare i prezzi delle bollette. Sotto gli ombrelloni – e non solo – non si parla d’altro che di quanto costino oggi luce e gas. Dalla Calabria alla Liguria. Un tema caldo che accende la politica. Che chiede di intervenire ora, subito. E così il leader della Lega segue il capo del terzo polo e chiede un «armistizio su gas e luce», un «mandato pieno a Draghi» per risolvere il problema.
Così dice Salvini da Corigliano Calabro, dove è impegnato in campagna elettorale: «Chiedo di convocare un Consiglio dei ministri la prossima settimana e riunire il Parlamento ai primi di settembre. La politica si fermi, si riunisca e firmi un impegno». Un intervento che, spiega Salvini, non può essere rimandato a dopo le elezioni. «Occorre agire subito, non c’è tempo. C’è chi dice aspettiamo dopo le elezioni, ebbene non si può fare. Aspettare un mese e mezzo è tardi e nel frattempo rischiamo una strage di aziende», conclude il segretario della Lega, che vorrebbe seguire il modello francese. «Dobbiamo imitare la Francia e stanziare subito 30 miliardi per contenere gli aumenti del gas. Non è debito ma un salvataggio nazionale».
Ma a Palazzo Chigi non ne vogliono sapere di fare ulteriore debito. «Nessun scostamento di bilancio», assicurano. Nessuna ciambella a mare. Certo – fanno sapere -, martedì sicuramente si terrà una riunione per fare il punto: «Ma è arduo pensare a un intervento già nei prossimi giorni, non ci sono i tempi tecnici». E il Consiglio dei ministri di mercoledì? «Non è confermato – fanno sapere da Chigi, e avvisano: stiamo monitorando con attenzione la situazione».
In prima linea sulla questione gas ci sono il sottosegretario Roberto Garofoli e il ministro dell’Economia Daniele Franco insieme a quello della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, i più impegnati sul provvedimento atteso a settembre. E chi è al lavoro fa sapere che bisogna attendere il gettito fiscale di fine mese per capire a quanto ammonta l’extra. Bisogna rifinanziare anche le misure di sostegno in scadenza, come il taglio delle accise sui carburanti e, nel frattempo, continuare a cercare risorse aggiuntive, anche tra le pieghe di bilancio. Ma è difficile. Le soluzioni per fermare i prezzi delle bollette (già alle stelle) sono diverse e le scelte devono essere ponderate. «Ciascuna ha un costo e va valutata trovando le coperture». Che, al momento, non ci sono.
Già, ma qui arriva il dilemma dei leader di partito: cosa promettere agli elettori in crisi per le bollette? Per ora solo l’impegno ad agire subito. Come? Chiedendo a Draghi di vestire i panni di mega-commissario all’energia e intervenire con i super poteri. Magari prima del voto. L’uscita di Salvini ovviamente scatena i partiti. Il segretario del Pd Enrico Letta parla di «priorità bollette» e invoca «iniziative determinate e tempestive sia a livello nazionale, sia a livello europeo». All’Europa guarda anche il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani, che chiede «il blocco del mercato virtuale del gas di Amsterdam. Bisogna imporre un prezzo alla Russia con la decisione di fissare un tetto comunitario. Il governo Draghi intervenga per tutelare famiglie e imprese dal caro bollette». E a Salvini, infine, risponde Carlo Calenda, che su Twitter scrive: «Chiamatelo armistizio o time out. È la stessa cosa. Vediamoci e proviamo a trovare un accordo per evitare il disastro». Luigi Di Maio, Impegno civico-Pd, ne approfitta: «Pieno mandato a Draghi? Draghi non ce l’ha più da quando proprio Salvini ha deciso di far cadere questo governo senza alcuna motivazione».
E intanto il gas brucia. Come le tasche degli italiani.
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