Arrivano le restrizioni social per i minori. Basteranno a salvarli? (di David Oddone)

Instagram ha recentemente annunciato l’introduzione di nuove regole pensate per aumentare la sicurezza dei minori sulla piattaforma, un cambiamento che appare quanto mai necessario alla luce dei rischi associati all’utilizzo incontrollato dei social. In un contesto in cui l’abuso di internet può portare a conseguenze drammatiche, limitare le interazioni e il tempo di utilizzo per gli adolescenti rappresenta un passo avanti, ma va inserito in una strategia più ampia. Le piattaforme digitali, spesso considerate un mezzo per connettersi con il mondo, sono diventate anche terreno fertile per fenomeni preoccupanti come il cyberbullismo e l’adescamento online. La possibilità di anonimato o di falsificare l’identità ha permesso ai predatori sessuali di avvicinarsi a giovani vulnerabili, trasformando gli spazi virtuali in luoghi insidiosi. Limitare i contatti diretti con estranei e filtrare contenuti offensivi, come prevede Instagram con le nuove funzioni, è una scelta che va salutata positivamente.

L’introduzione di filtri per i messaggi, la limitazione delle menzioni e l’impostazione automatica della privacy per i minorenni sono tutte misure che mirano a proteggerli da interazioni pericolose. Non si tratta solo di limitare la libertà – c’è già chi punta il dito -, ma di offrire una difesa contro dinamiche distruttive, che spesso sfuggono al controllo dei genitori. Il cyberbullismo è uno degli aspetti più inquietanti legati all’uso dei social media da parte dei minori. Gli attacchi che avvengono attraverso lo schermo possono avere un impatto devastante sulla psiche delle vittime, poiché rendono possibile un’aggressione continua e subdola, alla quale è difficile sottrarsi. Gli adolescenti, a differenza degli adulti, non sempre dispongono degli strumenti necessari per affrontare tali situazioni, il che rende fondamentale il ruolo delle piattaforme nel prevenire l’abuso. Le nuove restrizioni, che impediscono agli sconosciuti di inviare messaggi diretti e menzionare i profili, rappresentano un primo baluardo contro l’isolamento e il malessere causati da attacchi digitali.

Ma il problema non si esaurisce con il cyberbullismo. I social network sono diventati un luogo di caccia per i predatori sessuali, che sfruttano la facilità con cui è possibile entrare in contatto con giovani utenti. Gli ultimi anni hanno visto crescere i casi di adescamento online, un fenomeno che ha lasciato segni indelebili su numerose vite. La decisione di Instagram di limitare drasticamente le possibilità di contatto tra i giovani e gli sconosciuti è, in questo contesto, non solo una scelta saggia ma anche indispensabile per arginare tali crimini.

Tuttavia, sebbene le restrizioni imposte da Meta siano un passo nella giusta direzione, da sole non bastano. Occorre un cambiamento culturale che coinvolga l’intero ecosistema digitale. Gli adolescenti devono essere educati a un uso consapevole e critico delle piattaforme, mentre le famiglie devono imparare a sorvegliare senza cadere nell’invasività. È fondamentale che genitori ed educatori comprendano l’importanza di mantenere un dialogo aperto con i ragazzi, aiutandoli a navigare in un mondo digitale che, per sua natura, può essere difficile da decifrare. Non si può pensare che la tecnologia, da sola, possa risolvere il problema: occorre un’educazione alla sicurezza digitale che parta dalle scuole e dalle famiglie.

Inoltre, va detto che nonostante una certa narrazione descriva i social come uno spazio per la crescita delle relazioni, è necessario riflettere criticamente sul ruolo che queste piattaforme stanno assumendo nella vita degli adolescenti. Coltivare rapporti, condividere esperienze e “far sentire la propria voce” dovrebbe avvenire nel mondo reale, dove i legami sono autentici e le dinamiche umane più comprensibili. La virtualizzazione delle relazioni può generare alienazione, riducendo la capacità di interagire in modo sano e costruttivo. Tornare a vivere le relazioni faccia a faccia, riscoprire il valore del contatto umano e del confronto diretto dovrebbe essere una priorità, soprattutto per le nuove generazioni.

Le piattaforme come Instagram hanno il potere di modellare il comportamento sociale, e devono assumersi la responsabilità di farlo in modo etico. La protezione dei minori online non può essere una semplice mossa di marketing, ma deve diventare una missione centrale. Il futuro della sicurezza digitale dovrebbe passare soprattutto attraverso una rinnovata attenzione al mondo reale, dove i giovani possono costruire relazioni solide, senza il filtro distorto dei social.

Troppo critico? Forse. Ma la frase attribuita ad Einstein, secondo cui “temo il giorno in cui la tecnologia supererà la nostra interazione umana: il mondo avrà una generazione di idioti”, sembra sempre più profetica. Poco importa se l’abbia postulata lui o meno. Il punto è ben altro. Non è il progresso tecnologico in sé a preoccupare, bensì il rischio di alienarci e di perdere di vista ciò che ci rende umani.

 

David Oddone

(La Serenissima)