Due furgoni della Guardia di Finanza, ieri mattina, hanno letteralmente sorvegliato l’ingresso di San Marino, alla ricerca di papabili evasori fiscali. E almeno un paio, quelli del Nucleo di polizia tributaria, guidati dal comandante Gianfranco Lucignano, sono convinti di averli presi. Le due postazioni di autovelox fiscali saranno ormai “fisse”: fino all’altro ieri, ce n’era solo una. Per Lucignano, poco amico del Titano, la spiegazione è una e chiara: “Così tanti autovelox fiscali, non li abbiamo nemmeno al confine con la Svizzera. Se Roma ha pensato di implementare il servizio, evidentemente pensa che l’emergenza sia qui. Ci sono elementi che ci inducono a pensare che i rapporti tra i due Stati non sono ottimali: se bisogna dare un affondo, è bene darlo ora”. Non usa mezzi termini Lucignano, ma d’altronde non lo ha mai fatto quando ha parlato di San Marino. E gli sforzi che il Titano ha fatto per abbandonare l’aria – secondo loro – da “furbetto” e per assecondare le richieste europee? “Quali leggi? – tuona, sarcastico, il colonnello delle Fiamme gialle – Io guardo alla concretezza. E, nella concretezza, con San Marino non noto differenze”. A sentirlo parlare così, c’è da temere su cosa possa pensare dell’azzeramento dei vertici di Banca centrale. “Sulle dichiarazioni rese, c’è poco da pensare. Se San Marino deve adeguarsi a una normativa antiriciclaggio, le ispezioni vanno fatte e fatte bene. Questo Stato deve prendere coscienza di cosa deve fare: paradiso o non paradiso? Se così è, si adeguasse alle norme internazionali”. Non le manda a dire, insomma. Eppure, per la Finanza alla ricerca di bottini superiori ai 10mila euro e non dichiarati alla dogana, è strano vederli bazzicare la consolare di domenica mattina, giorno di chiusura delle banche. “Non abbiamo trovato irregolarità – ammette -: tutte le persone fermate avevano somme al di sotto della soglia da comunicare alla dogana. Chi aveva di più, portava nel portafogli 4.500 euro circa. Però qualcosa abbiamo scovato”, azzarda Lucignano. Si tratta di due italiani alla guida di un’auto di grossa cilindrata intestata a una società sammarinese. “Avevano con loro alcuni documenti che attestavano come l’amministratore della società avesse ceduto loro gratuitamente l’utilizzo della vettura. Secondo noi – ipotizza il colonnello – questi soggetti italiani altro non sono che i reali soci della società sammarinese. È probabile che, da ulteriori controlli nei collegamenti tra la società e altre realtà italiane, riusciremo a scovare un altro caso di esterovestizione. Al di là del riscontro oggettivo, questi per noi sono dati preziosi”. Finale già scritto, insomma.
fonte San Marino Oggi.sm