ASSOCIAZIONE UE. Struttura dell’Accordo UE–San Marino–Andorra: il manuale tecnico per la perdita della sovranità … di Marco Severini

Ci hanno raccontato che l’Accordo di Associazione tra San Marino, Andorra e l’Unione Europea è un trattato “modulare, flessibile, progressivo”. Nei fatti, si tratta di una gabbia giuridica costruita con maestria e precisione, degna dei migliori architetti del potere europeo, concepita per assorbire totalmente le due Repubbliche sovrane nel sistema normativo e istituzionale dell’UE, senza concessione reale di autonomia.

Dietro il linguaggio altisonante da diplomatici – “multilivello”, “adattamenti”, “salvaguardie” – si nasconde un obiettivo molto più chiaro: eliminare ogni spazio di negoziazione autonoma e trasformare San Marino e Andorra in territori amministrati, controllati e disciplinati dall’Unione, senza però godere dei diritti che spettano ai veri membri.

Il cuore dell’accordo non è la cooperazione: è la sostituzione. Tutti gli accordi bilaterali preesistenti – faticosamente conquistati in anni di diplomazia autonoma – verranno cancellati in un colpo solo. Al loro posto, un testo mastodontico che impone l’acquis communautaire quasi integralmente, subordina la nostra economia e le nostre leggi ai regolamenti UE, consente alla Commissione Europea di intervenire direttamente sulla nostra legislazione, disegna una nuova architettura istituzionale dove San Marino è un ospite muto, senza diritto di veto né reale possibilità di influenzare le decisioni.

Si dice che l’accordo “non comporti l’adesione all’UE”. Ma in verità impone tutte le obbligazioni principali, senza concedere i diritti dell’appartenenza. Saremo obbligati a rispettare norme che non potremo votare, partecipare a programmi che dovremo finanziare, e adottare principi e trattati redatti altrove. È una dipendenza politica e giuridica travestita da collaborazione.

Le quattro libertà che cancelleranno il nostro tessuto economico

  • Merci: i nostri dazi, le nostre protezioni interne e doganali? Spazzati via. Le aziende locali dovranno adeguarsi alla marcatura CE, agli standard UE, con costi e vincoli insostenibili per le microimprese sammarinesi.

  • Persone: libera circolazione dei cittadini UE = invasione legale di lavoratori stranieri, che sostituiranno i nostri, comprimendo salari e aumentando la precarietà.

  • Servizi: apertura a fornitori esterni significa morte per gli operatori locali, impossibilitati a competere con colossi europei. Il nostro mercato sarà svenduto pezzo dopo pezzo.

  • Capitali: accesso sì, ma soprattutto per gli altri. Investitori stranieri con enormi capitali faranno shopping in Repubblica, comprandosi pezzi di territorio e settori chiave, mentre le nostre PMI annaspano tra le nuove regole.

Integrazione forzata e conformità cieca

Dovremo recepire – uno dopo l’altro – interi pacchetti legislativi europei, anche in settori dove oggi abbiamo piena autonomia:

  • norme su aiuti di Stato? Vietati.

  • regole su ambiente, sanità, trasporti, digitale? Imposte da Bruxelles.

  • fiscalità? Conformità ai modelli UE, addio sovranità fiscale.

  • politiche sociali, lavoro, sicurezza? Nessuna scelta autonoma: tutto in nome della convergenza.

In pratica, una colonizzazione normativa, in cui San Marino si limita ad eseguire, adeguarsi, tradurre e applicare.

Il nostro sistema amministrativo dovrà rispondere a quello europeo. Dovremo istituire autorità competenti per ogni settore, spesso guidate da esperti formati secondo i criteri UE. Potranno esserci ispezioni, sanzioni, controlli esterni, con pieno accesso ai nostri dati e sistemi. Si tratta di una cedibilità inaccettabile della nostra sovranità amministrativa.

Potremo partecipare a Erasmus+, Horizon, Digital Europe… certo. Ma solo pagando, e a condizioni imposte. Non decideremo le priorità, non definiremo le regole d’accesso. Saremo utenti paganti, senza voce in capitolo, spesso ultimi nella distribuzione dei fondi. In cambio: burocrazia, vincoli, e una pioggia di regolamenti inutili per la nostra realtà.

Il Comitato di Associazione, composto in larga parte da rappresentanti UE, sarà l’organo decisionale vero. Avrà il potere di aggiornare unilateralmente le norme applicabili; risolvere le controversie; interpretare e persino modificare le disposizioni dell’accordo; adottare decisioni vincolanti per San Marino.

E noi? Avremo un seggio simbolico. Nessun potere reale. Nessuna possibilità di opporsi.

In caso di controversie, non sarà il nostro Tribunale a decidere. Si procederà con consultazioni, mediazioni, e se non bastano, con un tribunale arbitrale internazionale. In caso di violazione, l’UE potrà sospendere parti dell’accordo, bloccare fondi, imporre misure correttive.

La nostra giustizia sarà esautorata. Le nostre leggi, subordinate.

L’accordo ha durata illimitata. La revoca è possibile solo con preavviso, e l’uscita – come insegna il caso Brexit – sarà un incubo giuridico e politico. Una volta dentro, siamo legati mani e piedi.

La modularità, gli aggiornamenti dinamici, la “flessibilità” sbandierata come virtù, sono strumenti perfetti per aumentare progressivamente il controllo dell’Unione. Ogni anno una nuova norma, ogni sei mesi un nuovo obbligo, ogni tre mesi una nuova ispezione. Una lenta ma inesorabile trasformazione della nostra Repubblica in un protettorato normativo.

San Marino non avrà più autonomia fiscale, né protezione dei propri lavoratori, né margine per una politica industriale indipendente. Saremo uno Stato-vassallo, dove le decisioni si prendono altrove e si applicano in silenzio.

Altro che occasione storica. Questo accordo è il cavallo di Troia perfetto per distruggere la nostra identità, la nostra indipendenza e la nostra economia.

Chi lo sostiene lo fa per convenienza politica per stare al governo, per ideologia europeista, o per miopia per mancanza di informazione. Chi lo firma lo fa contro il volere della stragrande maggioranza dei sammarinesi, basta andare in giro e chiedere, sentire parlare: sono tutti contrari.

E chi lo impone senza referendum, ha paura del voto popolare perchè sa che perderà!|

Ma la storia non perdonerà chi, con la penna e il silenzio, ha venduto San Marino all’Europa in cambio di nulla.

IN CAMBIO DI NULLA.

Marco Severini – direttore Giornale