Un avvocato di Mantova ha consegnato a diversi ospedali italiani delle “Diffide Culla” rivolte a coppie in attesa di un figlio, chiedendo di rispettare precise regole riguardo alla cura e alle procedure neonatali. Tra le richieste, si evidenzia il divieto di somministrare vaccini, tamponi o campioni di sangue senza il consenso esplicito dei genitori, e di far indossare mascherine ai neonati o alle madri. La comunicazione, secondo quanto riportato dall’agenzia ANSA, ha provocato reazioni legali e ora sono state avviate indagini da parte della Magistratura.
La società italiana di neonatologia ha spinto per la denuncia, che coinvolge anche diverse procure, tra cui Torino, Milano, Brescia, Lodi, Rimini e Roma. La querela mira a verificare eventuali reati come esercizio abusivo di professione, truffa e pubblicazione di notizie false o tendenziose, oltre a eventuali cause di procurato allarme.
Una delle “Diffide Culla” è stata recapitata all’ospedale Sant’Anna di Torino, su richiesta di una coppia residente in città. Secondo i denuncianti, le restrizioni e le indicazioni contenute nelle diffide alterano la realtà degli interventi medici e potrebbero mettere a rischio le cure neonatali. In particolare, si contestano divieti come l’uso della terapia monoclonale contro il virus respiratorio sinciziale (VRS), nonostante il 60% dei bambini si infetti entro il primo anno di vita, e la somministrazione della vitamina K senza consenso, che può prevenire gravi emorragie neonatali.
Le parti denunciano che tali richieste, se seguite dai medici, potrebbero complicare l’assistenza medica e sollevano dubbi sulla legittimità di imporre restrizioni senza una corretta valutazione medica e legale, ricordando che in caso di rifiuto totale delle cure, la legge prevede l’intervento di un giudice tutelare.