Azioni militari contro gli scafisti. C’è L’ok ma i poteri sono limitati.

IMMIGRATIIL CONTO alla rovescia, così sembra, è cominciato. La fase 2 di Eunavfor Med, la missione navale contro gli scafisti, dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – cominciare entro la fine di settembre o al massimo agli inizi di ottobre. Ma prima ci dovrà essere un altro passaggio tutt’altro che formale: la «Conferenza di generazione della forza» (atteso per domani), ossia il tavolo tecnico nel quale si dovranno decidere gli assetti e le regole d’ingaggio di chi parteciperà alla missione. Ieri c’è stato il via libera da parte dei 28 paesi Ue all’uso della forza. Finora la missione era stata circoscritta alla raccolta d’informazione di intelligence sul network criminale degli scafisti. Che cosa succederà da adesso in poi? «Ricerca, abbordaggio, perquisizione e sequestro delle imbarcazioni utilizzate o sospettare di essere utilizzate, dai trafficanti di esseri umani». Che significa? A chiarirlo dovrà essere il tavolo tecnico. Al momento la missione può contare sui contributi di 21 paesi membri che forniscono quattro unità navali, cinque mezzi aerei e personale militare: l’unità di bandiera è la portarei Cavour dove è installato il comando delle operazioni in mare, oltre alla portaerei sono già dislocate in mare una nave da ricerca britannica e due tedesche, oltre a due elicotteri italiani, uno britannico, un aereo da pattugliamento del Lussemburgo e uno francese. Poco rispetto a quello che era stato ipotizzato lo scorso giugno, quando si diede il via libera alla missione: allora per la fase 1 era stato preventivato l’utilizzo di nove navi e dodici velivoli. Ma per la fase 2, viene sottolineato in ambienti militari, sono necessarie delle navi dotate di ponte di volo per elicotteri. In breve tempo l’ammiraglio Enrico Credendino – comandante della missione – dovrebbe avere a disposizione il primo assetto spagnolo, un velivolo da pattugliamento marittimo P3. E nelle prossime settimane dovrebbero arrivare due navi, una belga e una slovena.

SONO frenetici i contatti, soprattutto a livello di Stati maggiori dei paesi membri, per definire i nuovi contributi (ovviamente non da parte dell’Italia che sostiene il peso maggiore), in modo tale da arrivare al tavolo tecnico con le idee chiare per poter partire, entro fine mese, dopo che il via libero politico sarà definitivo.

IN CAMPO per gli abbordaggi – possibili solo in acque internazionali, in attesa di una risoluzione dell’Onu o di un invito della Libia che consentirebbe di operare anche in acque libiche – ci saranno militari specializzati. Le regole di ingaggio prevederanno, secondo quanto si è appreso, un uso della forza «adeguato ai compiti da svolgere e proporzionato alla minaccia», con l’adozione di tutte le misure necessarie a salvaguardare la sicurezza dei militari e la vita dei migranti. Fonti europee hanno specificato che i migranti salvati saranno portati in Italia, così come i trafficanti arrestati che saranno giudicati nel nostro Paese. Riguardo ai costi, a parte un contributo europeo di circa 12 milioni per un anno, questi sono a carico dei singoli Paesi partecipanti.
red. est.

Fonte: LA STAMPA