“Che l’opposizione si faccia avvocato, giudice e giustiziere non è novità viste le azioni portate avanti sul Tribunale durante la passata legislatura, ma non si può pensare di fare pressioni sul Tribunale (…) forse per la paura di non poter avere più quell’ascendente sul controllo del Tribunale tanto caro ad Adesso.sm”. Lo scrive, senza mezzi termini, Rete in una nota diffusa ieri.
Lo stesso giorno Emilio Della Balda (già Segretario di Stato alle Finanze), dal suo profilo Facebook, evidenzia come una recente Commissione di Inchiesta parlamentare abbia evidenziato che alla base “dell’operazione titoli” ci sarebbe stato un chiaro “piano segreto”. “Banca Centrale avrebbe trasferito i propri titoli a CIS, CIS li avrebbe conferiti a Confuorti, Confuorti li avrebbe messi a garanzia di un prestito, per poi girare i soldi a CIS che sarebbe così potuta diventare creditore di ‘controparti private e istituzionali’, ovvero Cassa, ma coi soldi di Banca Centrale.” “Stupefacente!!!” è il commento dell’autore…
In questo inquietante contesto si aggiunge anche una nuova “indiscrezione”. Nella primavera del 2012 l’avv. Massimo Pasquinelli, all’epoca Presidente della Fondazione Carim, che dal gennaio 2005 (quando acquistò il 100% delle quote da Antonveneta) controllava il CIS e che nel gennaio dello stesso anno aveva annunciato la volontà di cedere l’istituto bancario sammarinese, ricevette nel suo studio Mario Resca, all’epoca Direttore generale dei musei italiani. Ma al centro di quell’incontro ci sarebbe stato anche, e soprattutto, altro.
Qui, però, è necessario aprire una piccola parentesi per comprendere chi è Mario Resca, iniziando dal ricordare che il suo nome rimbalzò, nei corridoi romani, per ben due volte quale papabile per la nomina al ruolo di Ministro delle Finanze romano, e che nel 2002 venne nominato “Cavaliere del Lavoro”. Riferimento dei più grandi gruppi italiani -e non solo- è stato membro del Cda di Mondadori, Ad di Mc Donald’s Italia, Liquidatore del gruppo Cirio-Del Monte, Presidente di Kenwood Electronics, membro del consiglio di amministrazione di L’Oréal, di Gianni Versace spa, Rizzoli RCS e membro del consiglio di amministrazione dell’Eni in rappresentanza degli azionisti privati…
In quella sede Resca, infatti, sembrerebbe aver presentato -non è trapelato se in maniera formale o informale- a Pasquinelli un interesse concreto sull’acquisizione del Cis, “mettendo sul tavolo”, paventando una disponibilità per l’operazione di una cinquantina di milioni di euro e la garanzia di un suo incarico alla guida dell’istituto in caso di buon fine dell’operazione.
Non si sa, comunque, se quel primo “interesse” ebbe poi seguito né perchè o “percome” non portò a nulla…
Sta di fatto che nonostante l’offerta economica paventata sembrerebbe essere stata di circa il 20% superiore a quella poi realizzata da Carim e nonostante il solo nome Mario Resca rappresentasse una garanzia incontrovertibile sulla serietà dell’operazione e, quindi, sulla corretta gestione dell’istituto, l’interesse non ebbe seguito e, nell’estate dello stesso anno, Cis si fuse con Banca Partner (nata nel 2002 come banca di affari e controllata dall’immobiliarista Mario Grandoni) in una operazione da circa 38 milioni di euro. Il 3 luglio 2012, così, nacque Banca Cis…
Cosa vanificò l’autorevole e, per quanto trapelato, economicamente vantaggioso “interesse” italiano? Sarebbe bello, oggi, saperlo… Magari uno dei non pochi presenti a quell’incontro lo sa…
Sta di fatto che, alla fine, non se ne fece nulla e prevalse Banca Partner, nonostante l’operazione apparve a molti, fin da allora, “abbastanza al limite”. A descrivere nel dettaglio quell’operazione, di fronte alla Commissione di inchiesta su Banca Cis, ci ha pensato Emilio Giannotti già Vice Direttore Generale della stessa banca sammarinese. “…Il Credito Industriale Sammarinese che è stato acquistato con i soldi che c’erano in cassa nel CIS, quindi utilizzando i depositi che il CIS aveva presso la Cassa di Risparmio di Rimini”. Una operazione che lo stesso definisce, testualmente, “abbastanza al limite” e che permise -sono sempre parole di Giannotti- l’acquisto con i “soldi che il CIS aveva in deposito presso la Cassa di Risparmio di Rimini e girati alla Cassa di Risparmio di Rimini che era la proprietaria del Cis prima che la comprasse Grandoni & soci”. “Cioè -ha spiegato- Grandoni non ha pagato neanche un euro”.
I depositi, però, non bastavano per coprire l’intera cifra definita così -si legge sempre nella testimonianza- i restanti 1,5 milioni di euro “li ha versati Confuorti con un bonifico”. Giannotti, nell’occasione, affermò di non saper dire se il bonifico arrivò da una società o direttamente da un conto di Confuorti. “Abbiamo aspettato quattro ore e mezza prima che arrivassero tutti i soldi -ha dichiarato- e non avrebbero firmato se non fossero arrivati. Questo bonifico alla Carim non è arrivato da Banca Partner ma dall’estero ma non ricordo se dall’America o dal Lussemburgo”.
In quella operazione, ovvero il bonifico, la Commissione rilevò delle cose “che sono sembrate strane…”. Infatti, la Commissione chiese lumi a Giannotti, il quale non seppe, però, chiarire con certezza. “…Il giorno prima dell’acquisizione di Cis vi è l’acquisizione di 1,5 milioni di obbligazioni emesse da Banca Partner che vengono rimborsati il 2 luglio 2012” e altre “operazioni di questo tipo in cui Confuorti compra obbligazioni di Banca Partner e gli vengono restituite, o meglio smobilizzate nel giro di un giorno o due senza nemmeno l’accredito di interessi…”.
Dunque, le ombre sulla fusione fra Banca Partner e Credito Industriale Sammarinese non mancano. Ombre che oggi, a 10 anni di distanza, appaiono per certi versi eloquenti. Fu quello il primo atto di una sorta di golpe politico-finanziario, più o meno chiaramente denunciato dalle varie Commissioni di inchiesta in tema bancario o, peggio, di quella che un recente odg consigliare definisce “associazione a delinquere” che avrebbe fatto fuori una intera classe dirigente per creare lo spazio ad una massiccia occupazione, da parte della “cricca” -così definita nelle conclusioni della Commissione approvate all’unanimità dal Consiglio Grande e generale- dei ruoli chiave in ambito politico e finanziario, asservendo ogni azione di istituzioni ed enti pubblici ai vantaggi di un gruppo anziché a quello della collettività?
Cosa sarebbe successo se Carim avesse ceduto il Credito Industriale Sammarinese al gruppo rappresentato da Mario Resca anziché a Banca Partner? Di certo la storia degli ultimi 10 anni sarebbe stata diversa, sia dal punto di vista economico, che politico nonché giudiziario, viste le ramificazioni denunciate in documenti ufficiali che la “cricca” avrebbe avuto anche all’interno del Tribunale, in un Commissario della Legge che è stato, poi, il padre del processo sammarinese del secolo, forse -viene oggi il dubbio- più ispirato da interessi di una “cricca” che non da oggettivi elementi probatori, da chiari reati a carico degli indagati eccellenti…
Alla luce di tutto ciò, quindi, appare inquietante l’arroccamento dei partiti, oggi all’opposizione, contro ogni modifica -anche necessaria e sensata- mirata a riportare la giustizia sammarinese nei giusti ambiti e ruoli.
Forse, si chiedeva ieri “a/f” su Giornale.sm, i partiti chiave del governo Adesso.sm “non vogliono una giustizia che funzioni, perché forse hanno molto da nascondere”? Chissà…
Enrico Lazzari