Prosegue serrato il dibattito politico. Dopo le posizioni critiche di Ap e Dc, rispettivamente con Mario Venturini e Francesco Mussoni, oggi Tribuna ospite il “calciatore” mancante del tridente di maggioranza, ovvero Francesco Morganti, presidente del Psd.
Presidente, partiamo immediatamente dal- la cronaca e dalle vi- cende giudiziarie che stanno investendo la politica. Qual è la sua posizione?
“Innanzitutto vorrei dire subito che non vedo contrapposizione e tantomeno conflitto tra potere giudiziario e potere politico. Il Tribunale oggi ha la capacità, gli strumenti, le risorse e l’autonomia per fare indagini su tutte le questioni di cui viene investito. Se questo può oggi accadere è grazie alla politica che ha messo a disposizione della Magistratura una serie di adeguamenti normativi che sono iniziati almeno 15 anni fa. Ricordo che fin dai primi anni duemila fu la nostra forza politica a portare in porto la riforma dell’ordinamento giudiziario. Le leggi venute poi di seguito: quella che regolamenta il finanziamento ai partiti, le leggi antiriciclaggio, la legge elettorale, il percorso di adesione al Greco per l’anticorruzione, la liberalizzazione delle concessioni delle licenze, hanno avuto sempre come protagonista il Partito dei Socialisti e dei Democratici.
Tutto a posto dunque nella Giustizia?
“Non dico questo. Sostengo che abbiamo fatto importanti passi in avanti spinti anche dal Consiglio d’Europa che vigila sulla conformità dei Paesi membri rispetto ai precetti della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo (CEDU). Non siamo perfetti. C’è ancora strada da fare. Ad esempio nella procedura penale siamo rimasti indietro, siamo un Paese arretrato, non in linea con la CEDU. Del resto, mi sembra, leggendo i vari interventi del dibattito che ha aperto il suo giornale su questa materia, che questa sia una valutazione piuttosto diffusa e documentata da soggetti competenti ed autorevoli esponenti dello stesso settore giudiziario sammarinese. Tribuna fa bene a tenere la barra dritta su queste questioni che non sono di poco conto, anzi fanno la differenza tra lo stato di diritto e lo stato di ingiustizia”.
Come si dice, rimaniamo sul pezzo. Tra poco inizierà a lavorare la commissione consiliare di inchiesta sulla questione Sopaf e Cassa di Risparmio: un’altra questione scottante che chiama in causa la politica… che ne pensa?
“Crediamo sia giusto fare chiarezza su questa vicenda che ha fatto male più di ogni altra cosa all’economia di San Marino. Ed è giusto partire da qui perché ormai è chiaro che la Carisp è stata scippata di Delta con un danno economico di qualche miliardo di euro che si è ripercosso sulla Cassa e sullo Stato. I suoi recenti articoli in materia sono stati molto puntuali e per certi versi risolutivi. La Commissione dovrà indagare sulle responsabilità politiche sottostanti alla gestione di quella partita che, ai più, è parsa disastrosa: in particolare la scelta del Governo di allora di non difendere la Cassa ma di scaricarla di fronte alle procure italiane, di lasciarla sola di fronte agli attacchi politici e mediatici italiani, di assecondare e agevolare il disegno di chi perseguiva l’obiettivo di espropriare a Carisp e a SanMarino un patrinomio così ingente. Per non parlare poi della vicenda Sopaf e relativo sovrapprezzo…”
Responsabilità politica fa rima con questione morale. E i vostri alleati sono molto duri col Psd sul punto, chiedendo rinnovamento. Cosa farete in concreto?
“Se la lotta alla crisi economica e alla disoccupazione è la prima delle emergenze sociali per il Paese, la cosiddetta ‘questione morale’ è una delle urgenze in politica, e va affrontata con decisione. È un problema culturale, politico e normativo che va esaminato sia individuando i responsabili, sia accorgendosi prima di possibili rischi, sia intervenendo più efficacemente sul contrasto alla corruzione. Urge quindi una normativa nuova e decisamente punitiva per chi abusa del proprio servizio politico o amministrativo. La strada da perseguire è quella volta ad introdurre regole certe e procedure trasparenti, eliminando il potere concessorio dell’amministrazione, riducendo drasticamente la concentrazione del potere discrezionale. Si deve anche aprire, una discussione e un confronto parlamentare sulla democrazia dei partiti e sulla loro disciplina politica e giuridica. È un`iniziativa, questa, che contribuirà a qualificare la nostra democrazia. Chiediamo allora una legge sui partiti che garantisca bilanci certificati, meccanismi di partecipazione e codici etici, pena l’inammissibilità a contributi pubblici o alla presentazione di liste elettorali. In mancanza ed in attesa di una simile normativa, il Psd ha deciso autonomamente di dotarsi di un codice etico nel corso dell’ultimo Congresso. Un codice che pur essendo garantista prevede dimissioni o dichiarazioni di incandidabilità anche in caso di non condanna definitiva. Gli obiettivi di tali regolamentazioni sono quelle di rendere il più trasparente possibile l’attività dei Consiglieri, le loro disponibilità patrimoniali attive e passive e soprattutto i possibili conflitti di interesse che possono insorgere tra l’attività politica e quella personale, tra convenienze di parte e rappresentatività generale. Con una fase economica che è finita, finisce chiaramente anche una fase politica e aprendosi una fase economica nuova è giusta che la vada a gestire una classe dirigente rinnovata e diversa”.
Come vive lei l’attuale difficile fase politica? E’ convinto che il Psd possa rappresentare i valori che poco fa ha enunciato?
“Devo dire a onor del vero che il Psd questo lavoro di rinnovamento l’ha intrapreso da tempo sia negli ultimi due congressi sia nelle ultime due tornate elettorali. Sempre a onor di verità va anche riconosciuto che non abbiamo avuto in questa fase di rinnovamento fenomeni di attaccamento viscerale alle poltrone da parte dei dirigenti del passato che anzi in molte occasioni e anche in particolare nelle elezioni del 2012 hanno spontaneamente rinunciato alla candidatura per favorire un ricambio generazionale”.
Come giudica il lavoro svolto fin qui dal governo visto che le critiche dell’opposizione sono sempre più forti ma anche in maggioranza c’è chi si lamenta?
“Innanzitutto occorre precisare che il mio partito ha assunto responsabilità di governo nemmeno venti mesi fa. Dopo poco più di un anno e mezzo abbiamo già fatto tante cose che erano nel programma di governo e che hanno già cominciato a dare risultati. L’uscita della black list non è un regalo che ci ha fatto qualcuno ma il frutto di un lavoro duro e difficile che soprattutto la segreteria di stato per le finanze ha portato avanti. E non dobbiamo dimenticarci che l’uscita dalla black list era l’obiettivo numero uno: ed è stato centrato. Penso che entro quest’anno all’uscita dalla black list si aggiungeranno altri importanti risultati riguardanti white list e memorandum tra banche centrali. I report di fondo monetario, del Moneyval, danno atto del buon lavoro svolto, attestano che è stato fatto quello che doveva essere fatto. Anche l’ultimo giudizio di Fitch in merito al rating dimostra che la gestione finanziaria e di bilancio è stata valida ed efficiente. Oltre al gran lavoro fatto con la riforma fiscale, la legge finanziaria, la ricapitalizzazione della Cassa di Risparmio, l’impostazione della spending review ha posto le basi perché in ogni settore pubblico vengano realizzate economie e recuperate risorse da dedicare allo stato sociale e allo sviluppo: ora tocca alle singole segreterie di stato adoperarsi ed affrettarsi anche perché ci sono ancora troppi sprechi in tanti settori della pubblica amministrazione. La spending review è stata impostata e qui il lavoro è stato fatto: quello che manca all’appello è la proposta dei tagli nella Pa e nel settore pubblico. Se aggiungiamo che in questi giorni si è aperto il tavolo sulla imposta generale sui consumi e del regime transitorio fiscale, credo che la nostra parte possiamo dire di averla fatta abbondantemente”.
Con estrema franchezza non mi pare che nel Paese sia tutto rosa e fiori, anzi permane il problema delle grosse difficoltà economiche. Non mi vorrà dire che la crisi è risolta?
“La crisi non è risolta no, perché sarà risolta solo quando avremo recuperato una parte delle migliaia di imprese che se ne sono andate durante il lungo periodo di black list, quando avremo recuperato i mille posti di lavoro persi dai sammarinesi, quando avremo ripreso a lavorare con le banche dentro e fuori San Marino, quando avremo un settore delle telecomunicazioni che funziona, un turismo riqualificato da una politica unitaria, mirata e condivisa, un commercio di qualità e di convenienza. Siamo perfettamente consapevoli che il problema numero uno di questo Paese è il lavoro. Migliaia di sammarinesi che non hanno occupazione è la vera priorità. Qui il governo deve dedicare tempo ed energie: i posti di lavoro si creano con l’apertura di nuove aziende. Di qui non si scappa”!
Ok, ma per venire qui le nuove aziende devono trovare condizioni favorevoli…magari grazie alla vostra legge sullo sviluppo? Mi scusi l’ironia.
“Il problema è proprio questo. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta perché la Legge Sviluppo, portata in Consiglio anche questa dalla segreteria di stato per le finanze, deve servire proprio a risolvere il problema della disoccupazione, creare posti di lavoro, attrarre nuove aziende, industrie, produzioni, occupare capannoni, assumere persone. Proprio il mio partito avrebbe voluto che questa Legge fosse più incisiva e più accattivante per gli investitori, più coraggiosa e moderna, purtroppo è stata un po’ indebolita e annacquata nelle trattative all’interno della maggioranza. In ogni caso questa legge, come altre del resto, dovrà essere valutata per i risultati che produce. Se non da i frutti che servono dovrà essere corretta anche celermente perché su questo terreno abbiamo bisogno di risposte immediate”.
A proposito di ironia, il governo ha annunciato 600 nuovi posti di lavoro in arrivo. Se fosse così significa che la legge funziona. Dobbiamo crederci?
“Conosco le iniziative di cui si parla e mi auguro che il governo le definisca velocemente. Rimane comunque il problema della promozione del nostro sistema economico. L’impressione è che chi arriva da noi ci arrivi un po’ per caso. Dobbiamo mettere in campo risorse umane, pubbliche e private, che vadano ad offrire alle aziende in giro per il mondo le opportunità che garantiamo a San Marino, se una azienda ci interessa dobbiamo essere in grado di dare anche una risposta personalizzata, studiata e costruita a misura dell’investitore. Una volta fatte le leggi giustamente attrattive, con gli accordi contro le doppie imposizioni siglati, bisogna mettere in campo chi fa il lavoro vero, quello in trincea, quello che cerca gli investitori e li porta a casa. Al corpo diplomatico e consolare e alla camera di commercio spetta tale lavoro come compito istituzionale, ma io affiderei anche ai professionisti sammarinesi tale missione disciplinandola con apposito atto di responsabilità. Sono convinto che troveremmo una grande disponibilità e penso anche positivi risultati”.
Quali fattori di sviluppo possono essere messi in campo per dare una prospettiva di futuro a questo paese?
“Credo che il nostro Paese deve mettere in campo un Progetto Autonomia che rafforzi la nostra sovranità, ci metta al riparo dalla precarietà derivante da una eccessiva dipendenza dall’esterno, garantisca nuove e maggiori entrate per il bilancio dello Stato. L’approvvigionamento idrico, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, l’approvvigionamento del gas, la produzione di energia elettrica, il completamento dell’aviosuperficie di Torraccia , la rete telefonica pubblica sono progetti che devono essere al più presto portati a compimento perché sono fondamentali fattori di sviluppo e di ammodernamento. Affrontare questi temi vuol dire non solo dare risposte a problemi reali e contingenti ma avere una visione lungimirante, pensare al futuro del paese e delle generazioni che verranno”.
Tutto molto interessante, ma voi fate parte del governo, non siete all’opposizione. Dunque avete il dovere di agire. Cosa farà il Psd?
“Il Partito dei socialisti e dei democratici è pronto a fare la sua parte di partito di maggioranza dando un contributo leale e sostanziale all’azione dell’esecutivo. Sono state affidate al nostro partito tre deleghe politiche di grande rilevanza, come le finanze, il lavoro e la cultura. Vogliamo portare a compimento il lavoro iniziato facendo uscire il Paese dalla crisi e ridisegnando la San Marino del futuro. Ci vogliono più fatti e meno parole”. Pongo anche a lei la domanda “tormentone” di questa piovosa estate. Lo mangia il panettone questo governo?
“Noi abbiamo sempre detto che serviva un governo per affrontare l’emergenza e non avevamo preclusioni su quali forze ne dovessero far parte. Riteniamo che le condizioni dell’emergenza esistano tuttora e le richieste periodiche di dimissioni del governo risultano abbastanza velleitarie e fuori luogo soprattutto se non sono accompagnate da precise indicazioni su cosa dovrebbe succedere dopo. Non mi sembra che ci sia uno schieramento alternativo pronto a candidarsi come coalizione di Governo. Il Psd rimane convinto della validità della propria posizione originaria e cioè che la maggioranza debba essere aperta al contributo di tutte quelle forze politiche che in questa fase di emergenza intendono mettersi a disposizione per il bene del Paese.
David Oddone