Quando l’uomo alla guida della Dacia con targa tedesca ha svoltato nel garage di un condominio di via Corticella, certo non immaginava di essere seguito dai militari del Gico della Guardia di finanza pronti a entrare in azione. Il blitz è scattato non appena l’auto ha varcato la soglia del garage e probabilmente nemmeno i finanzieri pensavano di trovare un bottino tanto ricco. Nascosti nel cofano della Dacia c’erano infatti ben 132 chili di hascisc. E ad attendere il prezioso carico proveniente dalla Germania c’erano, secondo le accuse, quattro giovani bolognesi, incensurati e di buona famiglia. Tutti, il corriere tedesco e gli acquirenti italiani, sono stati arrestati con l’accusa di detenzione di ingente quantità di droga a fini di spaccio.
I fatti risalgono a venerdì pomeriggio e le sorprese erano appena cominciate. Quando infatti le Fiamme gialle sono andate a casa dei quattro per le perquisizioni, la vicenda ha assunto proporzioni enormi. A casa di uno, A. G., 31 anni, residente in pieno centro, figlio di un medico, sono stati trovati e sequestrati 160mila euro in contanti. Denaro, per l’accusa, frutto dello spaccio. Nell’appartamento di via Corticella, dove abita invece V. R., 34 anni, c’erano 20mila euro in contanti, un chilo di hascisc, 400 grammi di marijuana e 80 grammi di cocaina, oltre a bilancini di precisione. Tutto sequestrato. Gli altri due avevano molto meno: il primo, M. V., 35 anni, residente in centro, due etti di ‘fumo’ e 150 grammi di ‘erba’; l’altro, L. Z., 35enne di Loiano, 30 grammi di hascisc. Il pm Augusto Borghini ha accusato tutti per i 132 chili nascosti nell’auto e ognuno per quanto trovato nelle rispettive case.
Ieri si sono svolti gli interrogatori davanti al gip Domenico Panza, che ha convalidato gli arresti. Il pm aveva chiesto per tutti la custodia in carcere, ma il giudice ha lasciato in cella solo il corriere tedesco, 52 anni, e il giovane di via Corticella, difeso dagli avvocati Alessandro Falzoni e Alessandro Veronesi. Il trentacinquenne di Loiano è stato liberato con obbligo di dimora nel suo paese. Gli ultimi due (difesi dai legali Falzoni e Pietro Giampaolo) sono finiti ai ‘domiciliari’ con il braccialetto elettronico. L’ipotesi è che lo spaccio avvenisse negli ambienti della cosiddetta Bologna bene. Tutti hanno respinto l’accusa principale e fornito varie spiegazioni sui soldi e la droga trovati in casa. Il corriere, infine, ha detto di far parte di un partito politico e chiesto l’assistenza degli uffici diplomatici. Il resto del Carlino