Oggi il quotidiano italiano Corriere della Sera pubblica un’intervista a Giuliano Bigasca, il leader della Lega dei Ticinesi, che domenica scorsa ha vinto le elezioni cantonali in Ticino.
Ecco l’intervista di Claudio Del Frate del Corriere della Sera.
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«Adesso dobbiamo fare i matti…».
Prego?
«Ma sì, dobbiamo fare i matti, dobbiamo fare capire che le cose sono cambiate, che dopo questo voto non sarà uguale a prima».
E quali mattane avete in tasta?
«Bloccheremo subito il flusso delle imposte dei frontalieri destinate a Roma e Berna: le chiavi della cassaforte adesso le abbiamo noi. E se non ci si mette al tavolo della discussione seriamente con Tremonti e Bossi, rimandiamo a casa 13 mila lavoratori italiani». L’uomo che parla è Giuliano Bignasca, 62 anni, fondatore e lider maximo della Lega dei Ticinesi. E che fosse un tipo eccentrico e sanguigno lo si sapeva. Per dire: un mese fa aveva proposto di tirare su un muro tra Svizzera e Lombardia simile a quello tra Israele e Palestina, per evitare che gli immigrati dal Nord Africa entrassero in Svizzera. Una evidente smargiassata; solo che ora Bignasca parla da un punto di vista ben diverso: le elezioni di domenica per il governo e il parlamento cantonali hanno visto il suo movimento lievitare di 8 punti percentuali, divenendo dominus nella regione di frontiera. Il tutto al culmine di una campagna elettorale dai toni marcatamente anti-italiani. «Adesso cercherò la quadra con Bossi: è lui che deve mettere in riga quel “fascetto” di Tremonti».
Amico di Bossi ma nemico giurato di Tremonti, che però in Italia vanno d’amore e d’accordo. Bignasca, come stanno assieme le due cose?
«Noi ce l’abbiamo con Tremonti per l’ultimo scudo fiscale e perché continua a inserire la Svizzera nella black list dei Paesi che proteggono gli evasori. Ora, capisco la mossa del primo scudo, ma perché insistere? Se non sei capace di far pagare le tasse ai tuoi cittadini, perché ti devi incazzare con noi svizzeri?».
Ma quella degli italiani che mettono i loro quattrini al riparo a Lugano non è una leggenda metropolitana…
«E chi l’ha mai detto? Qui ci sono depositati 16o miliardi di euro di italiani e noi non ci tiriamo indietro. Volete l’accordo di doppia imposizione? Bene, ci impegniamo a restituire all’Italia un 12% l’anno sugli interessi maturati su una parte dei capitali esportati: ne vengono fuori 400-50o milioni l’anno. Però poi basta rompere con gli scudi fiscali e le liste nere!».
In tutto questo cosa c’entrano i lavoratori frontalieri, con cui ve la siete presa in campagna elettorale?
«C’entrano, eccome. Perché questa è la seconda questione da chiarire. Oggi noi giriamo all’Italia il 39%o delle imposte trattenute sugli stipendi dei lavoratori italiani. È troppo, alla Germania e all’Austria restituiamo molto meno. Non solo: oggi quei soldi passano da Roma, che se li magna Allora facciamo così: noi vi mandiamo solo il 30%, però li vogliamo dare direttamente ai Comuni del Nord dove abitano i frontalieri, mica a quelli del raccordo anulare…».
E qui la sintonia con Bossi c’è tutta…
«Le ho già cantate domenica a Giancarlo Giorgetti, che mi aveva chiamato per congratularsi per il risultato del voto. Gli ho detto che è inutile festeggiare: adesso Bossi deve far valere le nostre ragioni con Tremonti, altrimenti vi mandiamo a quel paese».
E lascerete a casa 13 mila frontalieri? Via, mica è possibile, l’economia del Canton Ticino ne ha bisogno come il pane…
«Credete di no? Intanto blocchiamo il versamento delle imposte a Roma e montiamo la guardia 24 ore su 24 alle frontiere. E poi si vedrà. Cominciamo a discutere delle questioni fiscali. E a quel punto i frontalieri potremmo anche lasciarli in pace…».
Claudio Del Frate – Corriere della Sera