Tra Stati Uniti e Unione europea si alza la tensione commerciale, mentre sul tavolo delle trattative si tenta di scongiurare un’escalation. Ieri, mercoledì 23 luglio, il Comitato europeo sulle barriere commerciali ha approvato la proposta di unificare in un’unica lista i controdazi previsti per i prodotti americani, per un totale di 93 miliardi di euro. La misura, che non sarà operativa prima del 7 agosto, rappresenta una mossa strategica dell’Ue per fronteggiare l’eventualità di un mancato accordo con Washington.
Il confronto si concentra sulla proposta di introdurre un’aliquota del 15% per le importazioni europee, ma il rischio concreto – in caso di “no deal” – è quello di una guerra commerciale a tutti gli effetti tra le due sponde dell’Atlantico. A confermare la rigidità del fronte americano è lo stesso presidente Donald Trump, che ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti ad abbassare le imposte doganali, a patto che l’Unione europea apra realmente i suoi mercati ai prodotti statunitensi.

Tuttavia, alcuni settori chiave restano esclusi da un’eventuale intesa: è il caso dell’acciaio, per il quale gli Stati Uniti intendono mantenere l’attuale tariffa al 50%, segno che le distanze restano significative su dossier cruciali.
Se da un lato Bruxelles compie un passo formale in direzione di una maggiore coesione interna nella gestione dei controdazi, dall’altro Washington affida la decisione definitiva alle mani di Trump, lasciando aperta ogni opzione fino all’ultimo minuto. Il confronto è tutt’altro che chiuso: nei prossimi giorni si capirà se si riuscirà a scongiurare l’inasprimento del conflitto commerciale o se l’Europa dovrà attivare le sue misure di risposta.