Buste di Veleno: San Marino si sconvolga per le lettere anonime del presunto “Killer dei Cani” … di Enrico Lazzari

C’è qualcosa di profondamente inquietante nelle lettere anonime firmate dal presunto “Killer dei cani”, un’ombra che si allunga sul Titano come un affronto alla sua gloriosa storia. Quelle parole che ho letto su queste stesse pagine elettroniche non sono semplici sfoghi di un rancoroso: sono coltellate alla civiltà sammarinese, minacce scritte con l’inchiostro dell’odio e guarnite con proiettili veri, come se San Marino fosse il set di un horror amatoriale girato con due lire nel tentativo di imitare Mario Bava. 

Stelio Pazzini, i volontari dell’APAS, il direttore di GiornaleSM Marco Severini, Dante Toccaceli e la sua famiglia, Sergio Stabile… Un elenco di vittime scelte da un uomo che ha deciso di inscenare un teatrino del terrore con buste al veleno, da premio  per la vigliaccheria.

Ora, questo anziano, è in manette -o meglio rinchiuso nella sua abitazione vista l’età- e il Monte respira. Ma la partita non è chiusa. Perché chi pensa di spaventare una Repubblica con pallottole per posta non è solo un vigliacco: sembra essere anche un cretino che ha sottovalutato il carattere del Titano.

Fra coloro che combatterono con coraggio, come accennato, c’era anche Marco Severini, fondatore e direttore di GiornaleSM, che non ha esitato un istante a puntare il dito con la tenacia di un mastino.

Già il 26 giugno 2011 – roba da archivi polverosi (leggi qui)– denunciava, con un ghigno amaro, “l’assenza totale delle istituzioni” e il pericolo che quei bocconi avvelenati sparsi nei parchi pubblici fossero una roulette russa per i bambini. La soluzione? Semplice, quasi banale, ma, a quanto pare, inascoltata, come Severini gridava al vento: “…Non sono state messe le telecamere da tutti chieste, non sono state fatte ispezioni presso le proprietà degli eventuali indagati, niente di niente. E’ stato bonificata la zona del tiro a volo? NO.” Risultato? Zero.

Eppure, quell’inerzia non fermò Marco Severini, che, al fianco dell’APAS (leggi qui), organizzò una manifestazione popolare per svegliare il Titano: la fiaccolata contro il killer dei cani. Costo dell’operazione: minacce e pallottole “a salve” per chi combatteva il presunto “killer dei cani” con la schiena dritta. Costo per il misterioso assassino di animali? Un bel niente, per quasi 15 anni di sonnolenta impunità.

Le undici lettere pubblicate da GiornaleSM dipingono una storia che sembra un insulto alla quiete sammarinese. Tre lettere a Stelio Pazzini, cariche di accuse e insulti, con un proiettile infilato in una busta come un biglietto per un incubo. Due missive contro Emanuela Stolfi e Maria Cristina Neri dell’APAS, che difendono gli animali e si ritrovano a parare calunnie e altre pallottole.

Il direttore di GiornaleSM, colpevole di fare il suo mestiere, riceve una lettera con una pallottola, come se la verità fosse un invito alla roulette russa.

Dante Toccaceli incassa due lettere, e quando l’odio si allarga ai suoi figli e alla famiglia, la vendetta diventa un’oscenità.

Sergio Stabile, ultimo della lista, completa un catalogo di rancori che sa di follia.

L’anziano di Fiorentino, già sotto accusa per aver avvelenato decine di cani in oltre 10 anni, ha forse pensato di passare -qualora una sentenza giudiziaria lo indichi come il “Killer dei cani”- da criminale che la stava facendo franca a regista di un filmaccio da videoteca di periferia, ma le forze di Polizia, finalmente, gli han spento il proiettore.

Questo non è solo un caso di cronaca: è un assalto al cuore della Repubblica, un tentativo di spezzare il patto che rende San Marino un modello di convivenza. Quelle lettere non volevano solo colpire Pazzini, l’APAS, Severini o Toccaceli: volevano seminare paura, zittire chi denuncia, far tremare chi osa alzare la voce.

E qui scappa un ghigno sarcastico: questo sedicente genio del terrore ha scelto il metodo più patetico: lettere anonime, come se gli inquirenti sammarinesi fossero un gruppo di pensionati che giocano a scopa… E per un bel po’ potrebbe davvero averlo pensato. E non solo lui! Ha infilato proiettili nelle buste, credendo di terrorizzare un Paese che ha resistito a ben altro. Ha minacciato bambini, pensando che il Titano si sarebbe piegato. E invece eccolo, detenuto in casa sua, con il suo arsenale di carta ridotto a un souvenir per il cestino.

Le ferite, però, non si cancellano con un arresto. San Marino è piccola, un pettegolezzo corre da Dogana a Serravalle in un battito di ciglia, e queste lettere hanno lasciato solchi profondi. Hanno graffiato l’orgoglio di un Paese che si vanta di pace e dialogo, hanno scosso chi pensava che il Monte fosse solo sinonimo di libertà.

E allora, che fa il Titano? Si chiude in casa, abbassa lo sguardo, lascia che un cretino con una penna decida il suo futuro? Non scherziamo. San Marino è fatta di cittadini come Stolfi e Neri, che lottano per gli indifesi; di un guerriero come Marco Severini, direttore di GiornaleSM, che non molla mai e che scrive anche sotto minaccia di morte lottando per la libertà; di famiglie che tengono la schiena dritta, come quella di Toccaceli.

È un Paese che non si lascia intimidire da nessun “pagliaccio” che si crede un boss.

San Marino deve rispondere, e non con parole vuote. L’arresto del sospettato -innocente presunto fino a sentenza definitiva e contraria- è un pugno sul tavolo, ma non è la fine. Che chi ha usato la parola come veleno e il proiettile come firma paghi fino all’ultimo centesimo.

Che la sicurezza si rafforzi, ma anche il coraggio: chi denuncia un abuso, che sia un cane avvelenato o una minaccia, non deve sentirsi solo.

Che si educhi al rispetto, perché un Paese che insegna a guardare il prossimo negli occhi non lascia spazio a chi si nasconde dietro una busta di veleno. E, per carità, che si evitino manifesti per “sensibilizzare” alla serenità: qui servono fatti, non locandine da fiera.

San Marino, rialzati.

Queste missive inquetanti sono un oltraggio, ma anche un monito: la civiltà del Titano è preziosa, e va difesa. A chi vuole avvelenare la sua libertà con l’odio, che si risponda con una voce che rimbomba dal Monte: avete scelto la Repubblica sbagliata. Che il futuro sia fatto di lettere che uniscono, non che distruggono…

Enrico Lazzari